Assieme per il Tagliamento

Associazione

NO AI FUORISTRADA

SUI FIUMI

DAL PIAVE AL CELLINA AL TAGLIAMENTO

Italian baja  Una decisione di buon senso


Messaggero Veneto 31 gennaio 2011


Anche nel 2011 la manifestazione motoristica fuoristrada Italian Baja si svolgerà, come hanno comunicato nei giorni scorsi gli organizzatori, lungo lo stesso percorso degli ultimi anni, al di fuori quindi, dell’area comprendente il sito di importanza comunitaria (Sic) denominato Magredi del Cellina e la zona di protezione speciale denominata Magredi di Pordenone. Si tratta di una decisione di buon senso, che va pubblicamente apprezzata, in quanto da una parte risponde positivamente ai timori dei tanti cittadini che avevano manifestato la preoccupazione per un possibile ritorno al passato e dall’altra scongiura il pericolo della riapertura del procedimento di infrazione da parte della Comunità Europea.

Avvio del procedimento che soltanto alcuni anni fa, proprio a causa anche dello svolgersi dell’Italian Baja all’interno del perimetro del Sic, era costato alla comunità regionale la bocciatura da parte dell’Europa della richiesta di finanziamento di un progetto Life del valore economico di 2 milioni di euro.

La rinuncia a correre dentro il Sic dei Magredi del Cellina ha confermato, inoltre, l’inapplicabilità della deroga alla legge regionale 17/2006 introdotta nell’ultima finanziaria grazie a un contestato emendamento presentato dal consigliere regionale Giorgio Venier Romano. E’, infatti, evidente quanto sia alto il pericolo che i fuoristrada impegnati nelle gare e, soprattutto, i tanti spettatori che abitualmente accorrono lungo il percorso in moto o fuoristrada, provochino dei danni agli argini dei corsi d’acqua e alle zone golenali. Meglio non correre rischi, dunque.

Ma il vero problema delle ricadute negative per l’ambiente provocate dell’Italian Baja è collegato soprattutto alla grande risonanza che la gara ha fra gli appassionati di questa attività motoristica. Infatti si tratta di una pubblicità capace di richiamare in Friuli Venezia Giulia una moltitudine di fuoristrada 4x4 e moto da cross provenienti dalle regioni limitrofe – in particolare dal Veneto – e dalle vicine Austria e Germania. Esiste, ed è molto organizzata, una rete di agenzie specializzate che fornisce tutte le indicazioni necessarie ai fuoristradisti per scorrazzare negli alvei dei fiumi della regione ed in particolar modo lungo il Tagliamento senza correre il rischio di incorrere in sanzioni o multe. Molto spesso è addirittura utilizzato proprio il tracciato della corsa – che è disponibile ovviamente su Internet – per fantastiche avventure fuoristrada in un paesaggio di grande suggestione qual è indubbiamente quello dei nostri strani fiumi.

Salvo poi dover essere salvati acrobaticamente dagli uomini della Protezione civile quando sono sorpresi dalle improvvise piene: cosa, ahimè, non così rara! Di fatto il Friuli Venezia Giulia sta diventando il paradiso terrestre di questi appassionati che – guarda caso – non possono correre nei propri territori in quanto protetti da precise norme e da vincoli che vietano esplicitamente la circolazione dei veicoli a motore negli alvei e nelle aree golenali dei corsi d’acqua.

Lo ha capito anche il presidente della regione Veneto Luca Zaia che lo scorso 22 giugno con la delibera numero 1655 è intervenuto con urgenza in questa delicata materia: «...su tutte le aree afferenti il demanio idrico ricadenti nel territorio regionale, è vietato compiere, con mezzi motorizzati, percorsi fuoristrada». Naturalmente sono previste delle deroghe anche per le gare e le manifestazioni sportive, ma queste autorizzazioni sono subordinate all’acquisizione del parere dell’Autorità idraulica, alla stipula da parte dei promotori di una polizza di assicurazione per coprire gli eventuali danni provocati agli argini, agli alvei e alle relative pertinenze e alla valutazione di incidenza ambientale ai sensi del Dpr 357/1997 e del Dpr 120/2003.

Che è esattamente quello che avevo proposto in finanziaria con un emendamento copia-incolla ispirato a quanto introdotto dalla Giunta regionale del Veneto pochi mesi fa. Evidentemente quello che non si può più fare lungo il Piave si può invece fare tranquillamente nel nostro Tagliamento: quando impareremo ad avere maggiore rispetto di quel prezioso tesoro che è nostro ambiente naturale?

Piero Colussi

consigliere regionale Fvg


Quelle poche righe stravolgono la tutela

Messaggero Veneto  25 gennaio 2011 -  pagina 15   sezione: Gorizia


Dibattito Sul Bollettino ufficiale delle Regione del 5 gennaio 2011 è stata pubblicata la Legge regionale 22 del 29 dicembre 2010, la cosiddetta legge finanziaria 2011. Come sono soliti fare a ogni legge finanziaria, anche quest’anno i nostri politici ne hanno approfittato per far passare in sordina qualche modifica di altre leggi regionali. L’articolo 3 della Finanziaria 2011, al comma 37, prevede che all’articolo 1 della legge regionale 17 del 15 ottobre 2009 siano aggiunti ben altri quattro articoli (1 bis; 1 ter; 1 quater e 1 quinques). Con questa manovra sono previste autorizzazioni in deroga alla stessa legge 17 del 15 ottobre 2009 nonché alla Legge regionale 17 del 25 agosto 2006 per lo svolgimento di manifestazioni sportive motoristiche all’interno di tutte le aree naturali protette della Regione Fvg. La Legge regionale 17 del 25 agosto 2006 è (era?) la legge di tutela ambientale per tutte le aree naturali protette della Regione Fvg, cioè Sic, Zps, prati stabili, biotopi, Aria, quale legge regionale di attuazione dei regolamenti della Comunità europea in materia di salvaguardia ambientale, ai quali l’Italia ha aderito. Ovviamente, il comma 38 dell’articolo 3 della Finanziaria 2011 stabilisce che nell’articolo 22 della legge regionale 17 del 25 agosto 2006 al comma 1 lettera a) le parole «fermo restando il divieto assoluto per tutte le manifestazioni motoristiche» sono soppresse. Quindi basta guardare quanto previsto dal comma 38 dell’articolo 3 della Finanziaria 2011 per capire che ciò che prima, in ragione di motivi di salvaguardia ambientale, era vietato, ora è concesso. Le nuove modifiche di legge così motivano la scelta: «...la giunta regionale può emettere un’autorizzazione in deroga... per lo svolgimento di manifestazioni sportive motoristiche all’interno di tutte le aree naturali protette (Sic, Zps, prati stabili, biotopi, Aria) valutando la positività che ne trarrebbe la regione in termini di presenza turistica, di comunicazione mediatica e di valore sportivo della manifestazione», senza tenere conto dell’impatto ambientale che le manifestazioni motoristiche causano, anche perché le aree regionali individuate sono: il fiume Tagliamento dal ponte di Pinzano al ponte di Madrisio; il fiume Cosa da Lestans al Tagliamento; il fiume Cellina dal ponte della Ferrovia fino al Meduna; il fiume Meduna dal ponte di Meduno al ponte della strada regionale numero13; il fiume Colvera dal ponte sulla strada numero 464 fino al Meduna. Inoltre, le modifiche prevedono che l’evento sportivo deve avere validità internazionale, europea o mondiale e, ciliegina sulla torta, deve essere già stato sostenuto finanziariamente per almeno tre anni dalla Regione (oltre il danno... la beffa!).


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TAGLIAMENTO Servono controlli

Messaggero Veneto 04 settembre 2010 -   pagina 14   sezione: Pordenone
C’è


qualcuno a cui rivolgere una domanda sul Tagliamento? Se c’è, vi prego, si faccia sentire. Confesso da subito che sono tra quelli che professano da sempre un amore smisurato per il fiume Tagliamento, al limite del culto, quasi una dottrina. Ho trasmesso quest’autentica passione ai miei figli, che a loro volta la condividono con i loro amici e le loro conoscenze. Sulle rive del Tagliamento ci sono nato, a Cesarolo, in regione Veneto, mio padre per primo mi ha accompagnato da bambino immerso nelle sue acque inespugnate, figlie di una stagione forse irripetibile. Un paio d’anni fa ho lasciato quei luoghi e quel fiume già preda dei motoscafi, delle moto d’acqua, dello sci nautico, con le segnalazioni e le proteste alle autorità competenti, pressoché inascoltate, per trasferirmi in Friuli, nello splendido territorio di San Vito al Tagliamento, frequentando da subito quel miracolo ambientale che sono le sue grave. Non sto qui a ricordare la complessità dei biotopi presenti in quegli ambiti, il paesaggio strepitoso che si spalanca allo sguardo, la moltitudine di colori, la netta sensazione d’essere per davvero in un mondo a sé, in cui è doveroso entrare in punta di piedi, altri e da ogni parte d’Europa, sicuramente meglio di me hanno detto. Ma qui tutto l’anno e particolarmente nei mesi estivi, dove i trascorsi pasoliniani riecheggiano maggiormente, mentre la comunità degli uomini si gode l’assoluta unicità di questi luoghi, prendendo il sole, giocando con i propri figli o semplicemente leggendo un libro, un’orda di nuovi barbari scorrazza in lungo e in largo, dentro e fuori l’alveo del fiume con jeep e fuoristrada di ogni fatta e motociclette a quattro e due ruote che impazzano nei viottoli dei campi, dei boschi, all’interno delle golene senza rispetto alcuno, né dell’ambiente naturale né dei poveri bipedi sparsi lungo il girovagare del Tagliamento. Queste torme di assatanati hanno veicoli con targhe principalmente italiane, ma anche austriache, cecoslovacche, francesi, vengono qui con l’adrenalina in corpo e gli ottani nel sangue, consapevoli dell’ebbrezza che può dare un comportamento selvaggio, al limite del sacrilego e che magari altrove comporterebbe una dura sanzione. Ora, da noi, a ben guardare, pare non esista una sufficiente cultura civica o spirito etico o quella semplice forma di rispetto che è fondamento di ogni società. Del resto, basta osservare le stradine ghiaiose all’interno delle grave stracariche di immondizie e rifiuti di ogni tipo per averne una triste conferma. Solo ieri un fuoristrada è sfrecciato pericolosamente a una manciata di metri da un gruppo di bambini che giocavano in acqua, schizzando sassi ovunque, quando il genitore d’uno di questi ha prontamente segnalato il fatto e il numero di targa ai Carabinieri, candidamente s’è sentito rispondere che non potevano farci nulla. La Polizia municipale non può farci nulla poiché è territorio demaniale, le Guardie forestali, data la loro esiguità (non siamo in Calabria) oggettivamente non possono farci nulla, pertanto vige ancora una volta la regola non scritta, ma quotidianamente riscontrabile che in questo paese gli arroganti e i prepotenti la fanno da padroni. Ora mi chiedo se non sia davvero giunto il momento di affidare il controllo giuridico e amministrativo ai Comuni di tutto il proprio territorio, comprese quelle zone franche esposte a ogni lordura che sono le aree demaniali. Senza dimenticare che in Regione le disposizioni e la definitiva regolamentazione (normativa e sanzionatoria) dell’uso dei terreni all’interno degli argini dormono da tempo il sonno degli ingiusti. C’è qualcuno a cui rivolgere una domanda sul Tagliamento? Se c’è, vi prego, si faccia sentire.

Francesco Indrigo

San Vito al Tagliamento

IL TAGLIAMENTO NON È UNA PISTA DA  RALLY

MA L’ULTIMO FIUME ALPINO ANCORA NATURALE, TUTELIAMOLO  TUTTI INSIEME

NO!