FORUM delle ASSOCIAZIONI
per la tutela dei " MAGREDI del CELLINA " del Friuli Venezia Giulia


Pezzi di coperture in eternit, materiale contenente cemento e amianto,
le immagini sono state scattate sul greto del Torrente Colvera e del Cellina durante lo svolgimento del rally Baja, 18/3/01


Cos'è l'amianto

Amianto in greco significa immacolato, ma anche incorruttibile. Il termine asbesto equivale totalmente ad amianto, e in greco significa perpetuo, inestinguibile. I due termini vengono usati indifferentemente.

Fra le sue caratteristiche più interessanti, l'amianto è costituito da fibre sottili ma molto addensate, che ne fanno un materiale altamente resistente dal punto di vista meccanico, ma allo stesso tempo flessibile. Ha una buona resistenza termica, pur non essendo un materiale refrattario; resiste a temperature anche di 500° C e, miscelato ad altre sostanze, anche a temperature maggiori. Resiste all'azione di agenti chimici e biologici, all'abrasione e all'usura. Ha infine un comportamento soddisfacente nei confronti sia dell'usura termica che meccanica.

Sotto il nome di amianto sono raggruppati numerosi silicati idrati, di varia composizione chimica, a struttura microcristallina e di aspetto fibroso. I tipi principali di asbesto si dividono in due grandi gruppi:

* ANFIBOLI (silicati di calcio e magnesio)di cui fanno parte

* crocidolite (o amianto blu);

* amosite (o amianto bruno);

* antofillite;

* actinolite;

* tremolite;

* SERPENTINO (silicati di magnesio) di cui fanno parte

* crisotilo (o amianto bianco)

L'amianto si trova in natura unito ad altri minerali costituenti la roccia madre dalla quale le fibre devono essere asportate; viene quindi estratto in miniera, dove per successive frantumazioni della roccia che lo contiene, si ottiene la fibra purificata.

Le ottime caratteristiche chimiche e meccaniche dell'amianto hanno fatto si che il suo utilizzo si sia rapidamente diffuso; è stato quindi utilizzato per la fabbricazione di oltre 3000 prodotti e manufatti industriali. In molti prodotti l'asbesto è di solito unito con altri materiali in diverse percentuali, al fine di sfruttare al meglio le sue caratteristiche.

Nominiamo solo alcuni dei prodotti di più larga diffusione: tubi per acquedotti, fogne ecc, lastre e fogli in cemento-amianto, mattonelle per pavimentazioni, frizioni, freni e prodotti vari per attrito, guarnizioni, filtri per bevande, tute, coperte, guanti antincendio, pannelli fonoassorbenti e/o isolanti, vernici, rivestimenti, stucchi, feltri, tegole, ecc. ecc.

A fronte dell'utilizzo delle qualità dell'amianto, questo materiale porta in sé un paradosso: le fibre e la polvere di asbesto sono estremamente pericolose per la salute umana. Qualunque tipo di amianto risulta infatti cancerogeno per l'uomo. La prima malattia che venne riconosciuta come provocata dalla polvere di amianto è l'asbestosi, che fu descritta in Inghilterra nel 1900. Nel 1934 venne descritto per la prima volta un particolare carcinoma primitivo della pleura, che fu denominato mesotelioma, e in seguito riscontrato anche nel peritoneo. Mentre l'asbestosi è una malattia tipicamente professionale, i casi di mesotelioma si riscontrano anche fra la popolazione non esposta professionalmente, ma residente in zone ove esistono insediamenti industriali che lavorano amianto. Il mesotelioma è infatti un segnalatore tipico di presenza di amianto, in quanto la quasi totalità dei casi è riconducibile ad una esposizione ad asbesto.

Inoltre l'amianto opera una azione sinergica di sostegno ad altri agenti patogeni, rafforzando il loro potere cancerogeno. Infatti in popolazioni specifiche professionalmente esposte ad asbesto, oltre a subire una elevata mortalità per le malattie specifiche provocate dall'amianto, si ha un forte incremento della mortalità in genere, ed in particolare della mortalità per cancro in generale, soprattutto alle vie respiratorie e all'apparato gastro-intestinale.

In Italia la legge 257 del 27 marzo 1992, ha finalmente sancito la messa al bando della "fibra assassina", quindi nel futuro del nostro paese i rischi da amianto saranno ora dovuti alle opere di bonifica delle zone contaminate. Dato poi il lungo tempo di latenza dalla esposizione ad amianto fino alla possibile insorgenza del mesotelioma (da 15 a 40 anni), ecco che l'amianto continuerà ad essere un problema ancora per parecchi decenni.

L'ASSOCIAZIONE ESPOSTI AMIANTO cerca quindi di dare il suo contributo per la diffusione nella popolazione della coscienza sul problema, promuovendo incontri, convegni e dibattiti sull'argomento.


Bibliografia: A come amianto - Edizioni Ediesse s.r.l. - Autore Laura Conti

Testo tratto dal sito specifico dell'AEA


Link utili :

Istituto sull'Inquinamento Atmosferico, del Consiglio Nazionale delle Ricerche
IRPI Istituto di ricerca per la protezione idrogeologica - Cnr
ASSOAMIANTO
Arpa Regione Autonoma Valle D'Aosta
La campagna Bastamianto! VAS di Napoli

TUTTOBONIFICHE.IT
La sezione consente di accedere ad un data base di articoli e pubblicazioni selezionati dalla Redazione in materia di bonifiche dalle più importanti e diffuse Pubblicazioni di settore


Articoli raccolti dalla stampa nazionale:


Da IL GAZZETTINO di Martedì, 3 Aprile 2001

Roma - Tra leggi inapplicate, ...

Tra leggi inapplicate, monitoraggio inesistente, dati confusi e smaltimento illecito, in Italia è ancora far west per l'amianto , il materiale-killer che tra il 1988 e il 1994 ha provocato la morte di 6.000 italiani. E negli ultimi 20 anni la mortalità è aumentata del 16\% ogni 5 anni. È quanto emerge dalla Relazione finale al Parlamento della Commissione parlamentare d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti.La Commissione ha potuto accertare che la legge è stata in larga parte disattesa, poiché un vero registro di tutte le patologie asbesto-correlate, non è stato predisposto neppure nelle regioni che hanno definito il piano di dismissione dell' amianto e neppure rispetto alle patologie minime. La previsione dell'articolo 36 infatti, nota l'organismo presieduto da Massimo Scalia, «non solo non è stata allargata a tutte le patologie asbesto-correlate, ma in molte regioni italiane anche il semplice registro dei soli mesoteliomi non è stato ancora attivato e resta pertanto insoluta la questione del monitoraggio sanitario dei lavoratori esposti all'amianto ».Quanto allo smaltimento illecito dei rifiuti di amianto , esso è aggravato dalla normativa particolare. Infatti, la Commisione ha avuto notizia di procedimenti penali per l'illecita decontaminazione di carrozze ferroviarie e di procedimenti in corso sul ritrovamento di amianto preso lo stabilimento Avis di Castellammare di Stabia e la bonifica dei siti industriali dismessi delle aree ex Eternit ed ex Ilva-Italsider di Bagnoli (Napoli). Il fenomeno cui si è avuto modo di assistere è del tutto peculiare, osserva la Commissione: si può inquinare mentre formalmente di decontamina e ciò ha provocato situazioni poco controlabili in tutto il Paese.Altro fenomeno negativo, secondo la Relazione, è quello relativo alla non conoscenza della quantità di amianto presente sul territorio nazionale: da più parti di forniscono numeri approssimativi, visto che solo una minima percentuale delle industrie che hanno risposto all'apposito questionario predisposto hanno affermato di possedere la mappa dell'amianto .È poi emerso è il problema della risarcibilità del danno provocato ai soggetti esposti per motivi diversi da quelli di lavoro.C'è quindi la necessità di approfondire situazioni emblematiche come quella dell'area ex Italsider di Bagnoli o quella della Fibronit di Bari o dell'amianto contenuto nei vagoni ferroviari. Tra le note positive, la Commissione segnala poi che il recente provvedimento approvato dal Parlamento, 'Disposizoni in campo ambientale', ha autorizzato la spesa di 6 miliardi per il 2000 e 8 per il 2001 per la realizzazione di una mappatura completa della presenza di amianto sul territorio nazionale e degli interventi di bonifica urgente.


Da IL GAZZETTINO ON LINE VICENZA BASSANO di Martedì, 11 Marzo 2003

LA DENUNCIA

Vicenza - Altra vittima dell' amianto , a Vicenza. Si tratta di Flavio Giordan, morto a soli 54 anni a causa della Mesotelioma, tumore causato esclusivamente dall'esposizione a questa micidiale sostanza. L'Associazione esposti amianto del Veneto, in una nota, ha reso nota che il vicentino «ha avuto la sfortuna di lavorare nelle officine delle Ferrovie dello Stato per le grandi riparazioni a Vicenza tra il 1969 ed il 1978». Il decesso risale allo scorso venerdì e oggi si svolgeranno i funerali alle 10.45 nella chiesa di Sant'Agostino a Vicenza. L'ex dipendente delle Ferrovie dello Stato non ha mai perso la speranza di guarire: «Personalmente - ha spiegato ieri Carmelo Mandusio dell'associazione - ho avuto la fortuna di conoscere quest'uomo, il quale dopo l'acclarazione della malattia e la successiva operazione chirurgica non aveva perso le speranze. Sentirlo parlare di progetti futuri, causava tristezza e sofferenza al cuore alla mente, perché ero consapevole che il mesotelioma non lasciava scampo e portava a morte dolorosa in breve tempo».


Da IL GAZZETTINO ON LINE di Martedì, 11 Marzo 2003

Pordenone Il Wwf: amianto sul percorso del Rally Baja

Polveri contenenti composti a base di amianto , residuo di un deposito abusivo che ha interessato in passato un'area di circa 30 ettari nel Pordenonese, potrebbero essere sparse dalle auto che parteciperanno al Rally Italian Baja, valido per il titolo mondiale, in programma nei prossimi giorni. L'allarme è stato lanciato dal Wwf pordenonese, che ha interpellato sulla vicenda l'Asl, l'Arpa e la Procura che - secondo quanto riferito dagli ambientalisti - ha avviato un'indagine. Per il Wwf, quasi 100 tonnellate di materiali contenenti amianto sono state depositate abusivamente lungo il torrente Cellina e a ridosso dei Magredi, un sito ambientale riconosciuto di importanza comunitaria. Con le ultime piene del torrente, in particolare quella dell'autunno scorso che ha provocato anche l'alluvione di Pordenone - aggiungono gli ambientalisti - i materiali si sarebbero sparsi a valle su una superficie imprecisata.


Da IL GAZZETTINO ON LINE VICENZA BASSANO di Martedì, 11 Marzo 2003

Bassano

Che non ci sia più bisogno ...

Che non ci sia più bisogno della magistratura. Detto da lui è molto più di una provocazione. Felice Casson, pubblico ministero della procura della Repubblica di Venezia, in sala Chilesotti al Museo, intervenuto al primo seminario su "Etica, economia, ambiente" della Fondazione Etica ed Economia, ha stretto sul problema con la praticità che gli è propria. «La mia è un'esperienza particolare di magistrato che si muove secondo certe logiche lì dove c'è già una situazione patologica che ha già rotto con la legalità». E da buon magistrato è partito dall'articolo 41 della Costituzione che regola il delicato rapporto tra ambiente e libera economia, «perchè non ci sia mai contrasto con con l'utilità sociale e la sicurezza dell'uomo». Ma se la persona e l'ambiente vengono prima di tutto, in teoria, la logica dei profitti ha la meglio nella pratica. E qui Casson, giudice degli incidenti di maggior impatto ambientale, dai decessi degli operai dello stabilimento di Marghera all'inquinamento della laguna di Venezia, ha snocciolato esempi destabilizzanti anche per le coscienze più navigate, a partire dall'uranio impoverito, quello di seconda mano, utilizzato dall'industria areonautica anche civile, indifferente dei rischi corsi dagli utenti e dal personale. Ma anche quello usato con il dispregio più assoluto per l'ambiente dall'industria bellica. L'elettromagnetismo con le sue antenne sulla cui dannosità c'è una limitata evidenza scientifica ma gli studi dello Iarc, l'Istituo internazioanle sul cancro, lo hanno classificato in categoria B2, cioè vicino al cangerono. «Che fine ha fatto il principio di precauzione - si è chiesto ancora Casson -, quel principio che anche laddove non c'è evidenza scientifica deve sempre e comunque intervenire in favore dell'ambiente? E ancora i vetri di Murano, tanto belli ma tanto dannosi per la salute degli operai e dell'arsenico che va nell'ambiente, e l'uso dell' amianto i cui danni si conoscevano già dal 1800. «Il legislatore ha sempre tardato pur di dare una mano all'economia - ha denunciato Casson -. Un discorso che si comprende ma non si giustifica fino ad arrivare a dei veri patti di segretezza tra le aziende per nascondere i danni alla salute e all'ambiente e continuare a produrre e guadagnare. E quando emergono questi aspetti subentra il ricatto occupazionale e i problemi diventano etici e sociali come a Marghera dove se si chiudono i reparti o i cantieri gli operai rimangono senza lavoro. Bisogna invertire la logica dell'intervento - ha concluso Casson -. Non si può più accettare di avere prima i morti e poi decidere. Bisogna fare dei test per avere la garanzia che ciò che mettiamo in produzione prima e nel mercato dopo non è nocivo. Ma questa è un'inversione sociale e culturale e non più soltanto questione economica». Un consiglio dal secondo relatore, il prof. Gianni Moriani, attento studioso della pianificazione territoriale: «Questo Nordest, dove la crescita quantitativa è stata notevole, deve consumare meno, guadagnare meno e recuperare il proprio tempo e il rapporto con l'ambiente.

E forse per farlo l'unica strada è quella di imboccare una "paura propositiva"».

Pamela De Lucia


Da IL GAZZETTINO ON LINE PADOVA Martedì, 11 Marzo 2003

OSPEDALE CIVILE Stroncato da un mesotelioma pleurico un operaio specializzato che per venticinque anni ha lavorato alla centrale termica

Addetto alle caldaie ucciso dall'amianto

L'ex direttore dei servizi tecnici finito sotto processo per omicidio colposo e condannato a nove mesi di reclusione

(G.Colt.) Gianni Lana aveva sessantasei anni quando il 17 marzo 1995 morì stroncato dal mesotelioma pleurico. Lasciò la moglie, due figli, due fratelli e l'anziana madre. Per venticinque anni aveva lavorato alla centrale termica dell'ospedale civile. Assunto nell'ottobre 1955 come "giornaliero", era diventato "avventizio fuochista", poi "fuochista patentato", quindi "conduttore di caldaie", infine "operaio ad alta specializzazione tecnologica".

Ad ucciderlo sono state le fibre di amianto inalate proprio nella centrale termica ospedaliera. I tubi erano isolati con l' amianto e spesso bisognava intervenire nelle riparazioni con "docce" gessate a base di asbesto. L' amianto era dappertutto. Nel 1989 l'Istituto di medicina del lavoro dell'Università effettuò una serie di accertamenti per determinare la concentrazione di fibre disperse nell'aria. Venne constatata la liberazione di fibre dai rivestimenti delle tubazioni e fu consigliata una immediata bonifica. Le polveri e le fibre di amianto disperse nell'aria sono altamente cancerogene per inalazione. La malattia può colpire anche a distanza di decenni. L'incubazione può andare da venti a cinquant'anni. Resistente alle temperature elevate, all'attacco corrosivo degli acidi, leggero e facilmente filabile, l' amianto ci ha circondate per mezzo secolo. Il settantacinque per cento dell' amianto utilizzato in Italia è stato impiegato nel settore edilizio. Ritardo della scienza medica, ritardo della legge che solo nel 1992 ha vietato la produzione di amianto , l'importazione, il commercio e l'utilizzazione. Ma ancora oggi c'è amianto sulle nostre teste.

Della morte di Gianni Lana si è occupata l'ex Procura circondariale. E ne è nato un processo per omicidio colposo. Sul banco degli imputati, dinanzi al giudice Nicoletta Lolli, è finito Francesco Centanini, già direttore del settore tecnico e della centrale termica dell'ospedale. I familiari della vittima si sono costituiti parte civile con l'avvocato Evita Della Riccia.

Un altro operaio addetto alla centrale termica è morto. Si chiamava Fausto Ceron, anche lui fuochista, deceduto all'età di settantasette anni il 30 maggio 1988 per carcinoma al polmone. Alla centrale termica aveva lavorato per ventotto anni. Ma non è emersa l'assoluta certezza che ad ucciderlo sia stato l' amianto , essendo stato l'operaio un grande fumatore.

La difesa dell'ex direttore tecnico, affidata agli avvocati Piero Longo e Paola Rubini, ha prodotto le delibere dell'azienda ospedaliera dalle quali emerge con chiarezza quali fossero i compiti e gli effettivi poteri delegati al funzionario, il quale non godeva di autonomia decisionale. Un tentativo per raggiungere il risarcimento stragiudiziale alle parti offese è rimasto senza esito. Nel palleggiamento di responsabilità - tra il vecchio ospedale civile, l'Usl 21, l'Usl 16, l'Azienda Ospedaliera - le Generali, società che all'epoca dei fatti assicurava l'ospedale, hanno preferito non liquidare alcun danno.

Al professor De Ferrari di Brescia il giudice ha affidato l'incarico di accertare le cause del decesso dell'operaio e l'eventuale esistenza del nesso di causalità tra la morte del "fuochista" e la dispersione delle micidiali fibre di amianto nella vecchia centrale termica.

Il dibattimento è durato ben ventidue udienze. Infine la sentenza. Il giudice ha riconosciuto la responsabilità dell'ex direttore del settore tecnico della vecchio ente ospedaliero e lo ha condannato a nove mesi di reclusione con la sospensione condizionale della pena. La quantificazione del risarcimento è stata delegata al giudizio civile.


Da IL GAZZETTINO ON LINE PADOVA Martedì, 11 Marzo 2003

MEDICINA

Amianto e neoplasia: binomio raro ma purtroppo dimostrato, che riguarda quanti hanno operato a contatto con il materiale, inalandone per anni le fibre. Gli studi sulle cause del mesotelioma (cioè il tumore che colpisce la pleura, intorno a cavità toracica e polmoni), le novità terapeutiche, gli aspetti previdenziali e assicurativi, sono stati al centro dell'incontro organizzato dall'Associazione per lo studio del mesotelioma maligno-Samm guidata dal professor Giuseppe Cartei con Ulss 16, Azienda Ospedaliera di Padova ed Inail. "È uno dei tumori più maligni - ha detto Michele Carbone, Patologo della Loyola University-Chicago -, storicamente associato all' amianto . Lo sviluppava il 4,6\% dei minatori esposti a crocidolite per almeno dieci anni". Perché un dato come il 4,6\%? Perché, ci si chiede, alcune persone sono sensibili alla nocività dell' amianto e altre no? "Gli studi indicano che probabilmente è colpito dal cancro chi già infettato dal virus SV40 - così Carbone -, un virus delle scimmie iniettato a centinaia di milioni di persone tra gli anni '50 e '60 in quanto contaminava il vaccino antipolio". L'asbestòsi e il mesotelioma pleurico sono malattie socialmente importanti (la cui incubazione può essere di oltre 40 anni) e la legge 257/92, che ha individuato nell'Inail l'ente accertatore della patologia, è prossima all'aggiornamento ed è stata già esaminata dalla Commissione Lavoro del Senato. "La norma aggiornata darà direttive puntuali a Inail, Inps e al Sistema sanitario nazionale - ha detto l'onorevole Giuseppe Covre, vicecommissario straordinario Inail - ed è proprio dalla collaborazione di questi enti con Regioni e Asl che può venire il miglior servizio di assistenza". "L'Inail accerta se chi ha lavorato con amianto per almeno 10 anni ha diritto a bonus previdenziale Inps - ha detto il direttore regionale Inail, Vincenzo Mangano -. L'Inail, inoltre, indennizza ed eroga la "rendita di passaggio", somma mensile per chi ha contratto la malattia professionale". "Il Veneto è una delle regioni meno colpite - ha detto Giuseppe Cimaglia, sovrintendente medico generale Inail -, erano 70 le rendite per asbestòsi in vigore al 2000". Per la provincia di Venezia sono ora 12mila le domande di accertamento. "Come presidente della conferenza dei sindaci dell'Ulss intendo fare il possibile per sostenere la onlus Samm", ha commentato il sindaco Giustina Destro.

F. Scap.


Da IL GAZZETTINO ON LINE VENEZIA di Mercoledì 12 Marzo 2003

MARGHERA - PETROLCHIMICO

Assemblea esposti al Cvm

Riprende a pieno regime l'azione per la realizzazione definitiva di un programma di sorveglianza sanitaria per gli esposti a cvm e amianto , non più assistiti dalle aziende, con la campagna per il terzo ciclo di visite con esame di ecografia epatica. Si tratta della richiesta individuale in massa fatta dagli interessati. Domani, giovedì alle 17.30 al centro polivalente Dario e Federica Stefani di Ca' Emiliani si terrà una riunione pubblica per fare il punto sullo stato del secondo ciclo di visite e sulla conclusione, rinviata del progetto sperimentale regionale; per preparare la delegazione che richieda gli incontri di verifica a tutte le strutture sanitarie e autorità amministrative impegnate nel programma regionale di sorveglianza sanitaria permanente

 

RISCHIO AMIANTO

Manifestazione davanti all'Inail

Una delegazione composta da un centinaio di lavoratori delle aziende di Porto Marghera ha indetto per stamane una manifestazione davanti alla sede veneziana dell'Inail sul problema del riconoscimento delle attività a rischio amianto .
Una rappresentanza degli operai, secondo quanto annunciato da Roberto Libardo, membro della commissione amianto dell'Enichem, parteciperà a un incontro indetto dalla Fulc e dalla dirigenza dell'Eni per valutare i singoli casi.

All'esterno della sede dell'Inail sono stati esposti striscioni e cartelli che sollecitano lo snellimento delle pratiche burocratiche per la concessione dei benefici previsti dalla legge sugli esposti all' amianto .
Nel corso dell'incontro, secondo quanto riferito da fonti sindacali, le rappresentanze dei lavoratori hanno presentato un documento che riporta i curricula di circa 4.000 operai esposti all' amianto di Eni ed Enichem.

Posizioni che le rispettive aziende si sarebbero dichiarate disponibili ad esaminare, sulla scorta di quanto previsto dall'atto di indirizzo approvato dal governo.
I rappresentanti sindacali hanno sollecitato un ulteriore incontro per valutare anche il caso dei lavoratori che hanno svolto la propria attività all'interno degli ex stabilimenti Caffaro e Vetrocoke.


Da IL GAZZETTINO ON LINE TREVISO Giovedì, 13 Marzo 2003

Niente analisi sulle polveri di amianto, alunni chiusi nella scuola

Castelfranco

Niente ricreazione in cortile per i 350 alunni della scuola elementare di "zona Ovest".

Finalmente, dopo il blocco dei lavori, l'intervento del Comune e dell'Uls 8, e rinvii che hanno trascinato per quindici giorni la vicenda della bonifica dell' amianto in via Monfenera, il lavoro è stato eseguito.

Lo smatellamento del tetto sull'ex caserma che confina con la scuola, si è svolto domenica scorsa, ma il caso non smette di far parlare.

«L'accordo con Comune e Uls 8 era di realizzare, dopo la bonfica, delle analisi sui terreni e sullo stato dell'aria per accertare che non vi fosse la presenza di fibre d' amianto disperse nell'ambiente circostante la scuola -affermano i genitori- ma le analisi sono in ritardo e i nostri figli hanno passato gli ultimi tre giorni chiusi all'interno dell'edificio senza possibilità di aprire le finestre o di fare ricreazione in giardino».

Dal Comune intanto arrivano rassicurazioni: «La vicenda è stata seguita con la massima attenzione, io stesso ho presenziato per tutta la giornata di domenica ai lavori di bonifica -afferma l'assessore all'Ambiente Roberto Ceron-. Il laboratorio di analisi doveva intervenire al più presto, è stato sollecitato martedì dai nostri uffici e dovrebbe svolgere l'intervento già nel pomeriggio di oggi (ieri per chi legge, ndr.)».

La vicenda dovrebbe chiudersi dunque una volta per tutte. Ma i disagi di questi giorni difficilmente verranno dimenticati.


Da IL GAZZETTINO ON LINE PADOVA - Domenica, 23 Marzo 2003

Morto d' amianto: era dipendente di una ditta

In riferimento all'articolo "E' morto lavando le carrozze dei treni", in qualità di diretto interessato, desidererei correggere alcune inesattezze.Sono un pensionato ex dipendente dell'Azienda Autonoma Ferrovie dello Stato (ora Trenitalia S.p.A.) presso cui ho svolto la mia attività con una qualifica dell'Esercizio (Capo Tecnico). L'Officina citata O.M.V. (Officina Manutenzione Veicoli - nome attribuito negli anni '90 in sostituzione del vecchio nome "Squadra Rialzo") è sempre appartenuta e appartiene tuttora alle Ferrovie dello Stato.

In quanto tale, nessun Ministro, o Direttore Generale o Amministratore Delegato, mi ha mai conferito la legale rappresentanza della suddetta Officina.Lo sfortunato deceduto, dipendeva da una Ditta che aveva l'appalto del servizio di pulizia dei treni e delle carrozze in tutto il Compartimento di Venezia e non è mai stato alle mie dipendenze. Inoltre, l'attività di pulizia veniva esercitata solo sulle carrozze normalmente in composizione ai treni in circolazione.Gli altri assolti dal GUP erano dei "semplici" Dirigenti F. S. con la "sola" responsabilità amministrativa, economica e tecnica su tutto il personale e su tutti gli impianti della Manutenzione del Compartimento di Venezia, Padova inclusa.

Roberto Bano


Da IL GAZZETTINO ON LINE VENEZIA di Martedì, 25 Marzo 2003

La Provincia di Venezia per concludere i lavori ha già provveduto ad un nuovo appalto
Riprende il restauro del liceo Veronese
Chioggia

Entro il mese riprendono i lavori per le finiture della sede del nuovo liceo Veronese a borgo San Giovanni e per il completamento delle opere esterne (viabilità interna, marciapiedi, cancelli ed aree verdi) della palestra polivalente, inaugurata nel maggio dello scorso anno nello stesso quartiere. La Provincia di Venezia ha dovuto procedere, per completare gli interventi, ad un nuovo appalto, stipulato in questi giorni in modo da poter riprendere i lavori, fermi da tempo, entro il corrente mese di marzo. Nella speranza di riuscire a consegnare l'edificio in tempo utile perchè vi si trasferiscano, per il prossimo anno scolastico, lo scientifico Veronese, il classico e il socio-psico-pedagogico e quello che resta del linguistico attualmente al Goldoni, all'Isola dell'Unione. Nello stesso appalto è previsto anche un intervento per il completamento delle rete antincendio riguardante il Veronese, la palestra e la sede dell'Istituto tecnico Righi. Al Righi in particolare si procederà anche alla rimozione e allo smaltimento delle coperture in cemento amianto e alla loro sostituzione. Verranno anche rifatti circa 800 metri quadrati di serramenti esterni. Per questi interventi la Provincia prevede una spesa di un milione e 107283 euro."La Provincia in questo modo - afferma l'assessore provinciale ai Lavori pubblici, Davide Zoggia - porta a compimento buona parte del progetto definito e finanziato per adeguare la struttura scolastica di Chioggia". Lo stesso assessore annuncia ormai definito il progetto per la nuova sede dell'Ipiam-Cini, l'istituto professionale per le attività marinare. L'edificio sorgerà a poca distanza dal Righi, sarà dotato delle officine e disporrà di un approdo per i mezzi destinati alle esercitazioni in mare. Contestualmente la Provincia ha previsto anche di intervenire nell'attuale Goldoni, occupato dal liceo socio-psicopedagogico e dal linguistico per adeguare l'edificio alle esigenze del Centro di formazione professionale alberghiero ora all'Isola verde, che vi si trasferirà non appena completato l'intervento. Per la sede del Cini e per i lavori al Goldoni la Provincia prevede una spesa di tre milioni e mezzo di euro.

G.B.


Da IL GAZZETTINO ON LINE VENEZIA di Mercoledì, 26 Marzo 2003

Venezia

(g.t.) Si va dal trattamento delle acque reflue al rischio amianto negli edifici, dai monitoraggi di pollini e spore al controllo e gestione del pericolo valanghe, dalla bonifica di siti contaminati alla mappatura acustica del territorio. Sono alcuni degli argomenti dei 46 corsi che l'Arpav, l'Agenzia regionale per la prevenzione e protezione ambientale del Veneto, ha organizzato per il biennio 2003-2004 alla luce anche del riconoscimento conseguito di recente che la abilita a esercitare funzioni di agenzia formativa.

«La formazione è un elemento portante nella tutela ambientale - ha spiegato il direttore generale dell'Arpav, Paolo Cadrobbi, assente per impegni istituzionali l'assessore regionale all'Ambiente Renato Chisso - per via delle nuove leggi, spesso complicate, da applicare, di elementi di conflitto, dell'ampliarsi delle competenze. Le sensibilità ambientale è aumentata nei tecnici e nella popolazione e spesso ci troviamo ad affrontare stati di apprensione per tanti elementi una volta sconosciuti, come l'elettrosmog, i rischi batteriologici o l'inquinamento acustico».

Di strada, in materia, se ne è comunque percorsa molta se, come ha ricordato Cadrobbi, quando a metà degli anni 80 Bettino Craxi istituì per la prima volta l'apposito ministero che allora si chiamava dell'Ecologia, ci si dimenticò di convocare al Quirinale il ministro Alfredo Biondi che giurò il giorno dopo. Ora invece la tutela dell'ambiente e della salute pubblica è uno dei bisogni più avvertiti dalla popolazione e quindi è necessario che tutti coloro - amministratori, professionisti, operatori pubblici e privati - che sono quotidianamente impegnati in queste delicate tematiche abbiano il massimo delle conoscenze e della professionalità.

I corsi, che sono a pagamento, si terranno nelle strutture dell'Arpav di Teolo, Castelfranco Veneto e Arabba. A seconda del tipo potranno ospitare da 20 a 30 partecipanti per cui, a fine ciclo, saranno oltre un migliaio gli operatori che avranno avuto modo di migliorare la propria formazione professionale.


Da IL GAZZETTINO ON LINE BELLUNO Mercoledì, 26 Marzo 2003

TRICHIANA Gli ispettori dell'Ulss e dell'Arpav nel corso di un controllo hanno riscontrato il materiale pericoloso in alcune aule

Alle elementari pavimenti all'amianto
La denuncia è stata fatta dal consigliere Lois Bernard. Pronta la risposta dell'assessore: «Interverremo la prossima estate»

Trichiana

Con l' amianto non c'è da scherzare e cresce l'allarme fra i genitori del Paese del Libro. Ci sono per lo meno due aule dove gli ispettori dell'Ulss di Feltre e i colleghi dell'Arpav hanno riscontrato dell' amianto mescolato al vinile nei pavimenti, dopo averne esaminato un campione all'Arpav di Verona nel corso dell'ultima campagna di prevenzione svolta in molte scuole , nei mesi dell'autunno 2002. Sono alcune decine i bambini che frequentano le due classi e che insieme alle loro maestre trascorrono buona parte della giornata nei locali. "Quei pavimenti vanno sostituiti al più presto, per evitare ogni pericolo per i bambini". "Lo faremo la prossima estate". Il botta e risposta è avvenuto lunedì sera, poco dopo le 22.30, fra il consigliere di minoranza della lista Amministrare Insieme Lois Bernard e l'assessore competente Vito Bonetta. "In un'aula delle elementari del capoluogo e in un'altra in quella di Sant'Antonio Tortal (sempre elementare) -ha esordito Bernard- è stato rinvenuto dell' amianto , che è una sostanza pericolosa se inalata. Chiedo all'amministrazione comunale cosa è stato fatto finora e cosa intende fare? " Sono state sostituite delle piastrelle rotte -ha risposto Bonetta, perchè si sa che il pericolo c'è quando ci sono particelle che possono distaccarsi e essere respirate. La sostituzione è avvenuta nei mesi scorsi. Quando sarà terminato l'anno scolastico, durante le vacanze provvederemo a rimuovere gli attuali pavimenti e a sostituirli con altri materiali che siano conformi alla legge vigente". "Non ho seguito direttamente il comune di Trichiana -ha dichiarato l'ispettore ulss feltrino, Guerriero-, posso comunque dirle che in tante scuole abbiamo trovato del vinil amianto , molto usato negli anni Settanta. Giacchè l'anno scolastico era già in corso abbiamo chiesto fossero sostituite le piastrelle rotte, coperti con cera o con isolante eventuali fessurazioni. In questi giorni stanno arrivando ai nostri uffici i piani di lavoro dei vari Comuni, che nei prossimi mesi estivi cambieranno gli attuali pavimenti. Di solito le piastrelle contengono una quota bassa di amianto , circa 10-13 per cento, ritengo che il pericolo sia piuttosto remoto".

Loris Robassa


Da IL GAZZETTINO Giovedì, 27 Marzo 2003

MALATTIE PROFESSIONALI - Un nuovo rinvio dell'udienza preliminare dell'inchiesta sugli ex lavoratori delle Officine Meccaniche Stanga

Il ministro dell'Ambiente contro l'amianto

Il Governo si costituisce parte civile con l'Avvocatura dello Stato nel processo agli ex amministratori Firema

La lavorazione dell' amianto ha ucciso e inquinato. Ieri, a sorpresa, il ministro dell'Ambiente, si è costituito parte civile contro gli ex amministratori delle Officine Meccaniche Stanga, accusati di omicidio colposo e di disastro colposo. Ieri mattina in udienza preliminare si è presentato Giampaolo Schiesaro dell'Avvocatura dello Stato di Venezia. Il Ministro dell'Ambiente ha fatto sapere che sarà presente come parte lesa in tutti i processi che verranno celebrati per le morti causate dalla fibra omicida.

L'udienza preliminare, che ha luogo davanti al giudice Claudio Marassi, riguarda la più grossa inchiesta mai condotta su una presunta colpa professionale. Le parti lese sono più di cento. Fra ex operai morti o malati cronici. Tutti dipendenti del Gruppo Firema. Il fascicolo è composto da cinquantaquattro faldoni, che contengono migliaia di incartamenti. Il giudice Marassi ha rinviato l'udienza all'11 novembre. Tempi lunghi, ma serviranno al Gruppo Firema per risarcire tutti i malati e i familiari delle vittime.

L' amianto è stato un pericolo per la pubblica incolumità. È la conclusione alla quale è giunto il pubblico ministero Paola Cameran che contesta ai quattro imputati, oltre all'omicidio colposo, anche il disastro colposo. Gli amministratori per i quali il rappresentante dell'accusa chiede il rinvio a giudizio sono gli stessi, già comparsi in altri processi. Si tratta di Dino Marchiorello, Ugo Soloni, Mario Macola e Walter Walcher, che dagli anni Settanta in poi si sono seduti ai vertici del consiglio di amministrazione dell'azienda.Da tempo ormai il Gruppo Firema risarcisce gli ex dipendenti colpiti dalle malattie causate dall' amianto . Il più grosso risarcimento è avvenuto il primo marzo dello scorso anno nella sezione dei giudici del lavoro. E ha riguardato cinquantasette ex operai delle Officine Meccaniche Stanga che nell'autunno Duemila avevano presentato i ricorsi. I loro nomi compaiono nella lista delle parti offese dell'inchiesta del pubblico ministero Paola Cameran. Sono stati i giudici Luciano Jauch, Caterina Santinello e Cinzia Balletti a firmare le transazioni con i legali degli ex lavoratori e del Gruppo Firema. I risarcimenti sono stati calcolati in base alla gravità della malattia professionale. Il Gruppo Firema si è addossato anche le spese dei consulenti tecnici. Con l'accordo i lavoratori rinunciano alla costituzione di parte civile ai processi e la società riconoscerà ulteriori indennizzi se le malattie professionali si aggraveranno.

Un'iniziativa che dice molte cose. Soprattutto dimostra che la Firema ha preso in considerazione la nocività della lavorazione dell' amianto . Dal dopoguerra ad oggi nel gruppo hanno lavorato circa duemila persone. Secondo le statistiche degli esperti del settore, l'8 per cento dei lavoratori che sono venuti a contatto con la maledetta fibra si ammalano. Le malattie si chiamano placche pleuriche, asbestosi, mesotelioma pleurico. Le fibre e le polveri disperse nell'aria sono altamente cancerogene per inalazione. E l'incubazione può durare da venti a cinquant'anni. Resistente alle temperature elevate, all'attacco corrosivo degli acidi, leggero e facilmente filabile, l' amianto ci ha circondato per mezzo secolo. Nelle navi, nei treni, nelle case, nelle scuole, persino negli ospedali. Basti pensare che il settantacinque per cento dell' amianto utilizzato in Italia è stato impiegato nel settore edilizio. E ancora oggi c'è amianto sulle nostre teste. La scienza medica è giunta con grande ritardo a scoprirne la mortale pericolosità nelle sembianze del mesotelioma pleurico. Ma ancora con maggiore ritardo è arrivato il legislatore che soltanto nel 1992 ha vietato la produzione, l'importazione, il commercio e l'utilizzo dell' amianto . Le organizzazioni sindacali metalmeccaniche stimano che nella nostra provincia siano almeno quattromila gli operai coinvolti in lavorazioni che comportavano l'impiego di amianto .

Lino Lava


Da IL GAZZETTINO ON LINE PADOVA di Giovedì, 27 Marzo 2003

INCHIESTA BIS

Il Pm chiude un altro fascicolo sulle Officine Stanga Ci sono tre nuovi morti e nove ex operai malati cronici

(L.L.) Spunta un'altra inchiesta sulle presunte colpe professionali alle Officine Meccaniche Stanga. Il pubblico ministero Paola Cameran ha avvertito nuovamente gli ex amministratori del Gruppo Firema che nei loro confronti è stata chiusa una nuova indagine. Riguarda altre tre ex operai che sarebbero stati uccisi dall' amianto e altre nove malattie professionali. Ora gli indagati (sempre le stesse persone) dovranno fare le loro osservazioni prima che il magistrato chieda l'udienza per il rinvio a giudizio.

Purtroppo i lunghi tempi dell'incubazione della malattia porta alla luce continuamente nuovi casi. Quando non accade di peggio. Ovvero, che i malati vadano a finire nella lista delle vittime. La cosa si è verificata anche durante gli stessi processi del passato.

L'aspetto nuovo è che il Gruppo Firema ha deciso di risarcire gli ex operai colpiti dall' amianto . Ovviamente ogni caso fa storia a se. Si va da cifre irrisorie per gli ex lavoratori colpiti leggermente dalla malattia professionale, ai 600 o 800 milioni di vecchie lire per i familiari di ex dipendenti la cui morte per mesotelioma pleurico sia stata accertata senza ombra di dubbio. Il lavoro più complicato è proprio quello di calcolare i singoli compensi.

Ma le parti sono anche favorite dal gran lavoro che ha fatto il pubblico ministero durante le indagini. Nei cinquantaquattro faldoni che la Cameran ha mandato al giudice dell'udienza preliminare c'è una completa "radiografia" di tutte le parti lese. E le complesse consulenze medico legali contribuiscono a calcolare i risarcimenti. La gran parte dei compensi sono stati calcolati davanti ai giudici del lavoro nel corso della transazione dello scorso anno..


Da IL GAZZETTINO ON LINE PADOVA Giovedì, 27 Marzo 2003

La Ecoidea srl è in grado di risolvere qualsiasi problema legato allo smaltimento e allo stoccaggio
Gestiamo i rifiuti per salvare il pianeta

Ecoidea srl che ha sede in via Meucci 2/a a Teolo, è un'azienda da anni impegnata nel settore ambientale in grado di rispondere a qualsiasi problema inerente lo smaltimento dei rifiuti speciali pericolosi e non pericolosi provenienti dall'industria, dalle attività artigianali e dal settore agricolo.

Negli ultimi anni Ecoidea grazie a consistenti investimenti strutturali ha sviluppato la qualità dei servizi offrendo alla propria clientela un'adeguata soluzione ad ogni problema inerente la gestione dei rifiuti in un'ottica di tutela e salvaguardia ambientale. Ecoidea srl opera nello stoccaggio rifiuti speciali pericolosi e non pericolosi, bonifiche ambientali, consulenze ambientali alle aziende, ritiro e trasporto rifiuti.

Tra i materiali pericolosi c'è l' amianto . Malgrado la totale cessazione della produzione, l'enorme quantità di materiale utilizzato per le coperture tuttora in esercizio nell'edilizia industriale, agricola e residenziale, determina una grossa preoccupazione per il pericolo di rilascio di fibre di amianto nell'ambiente.

Questo tipo di manufatti, a seguito di lunga esposizione all'azione degli agenti atmosferici, è soggetto a meccanismi di degradazione. Queste alterazioni chimico fisiche provocano una sensibile perdita di consistenza del corpo della matrice con conseguente rilascio o debole fissaggio delle fibre di amianto . Gli agenti che influiscono nel deterioramento della lastra, possono essere individuati nell'azione dell'acqua: interviene con meccanismo di diffusione e di assorbimento determinato dal dilavamento delle piogge atmosferiche e condense, che provocano infiltrazioni. Queste penetrazioni e condensazioni all'interno della matrice causano la dissoluzione dei sali solubili, i quali, successivamente ricristallizzano in forme più idrate e quindi con maggior volume. L'acqua scorrendo estrae i composti solubili, formando altre vie di infiltrazione e allarga e approfondisce sempre più le vecchie. Azione dell'anidride carbonica dell'aria: i fenomeni causati da questo attacco chimico sono dovuti ad una azione congiunta con l'acqua.

Azione degli inquinanti acidi dell'atmosfera: questi attaccano la superficie in presenza di acqua formando sali solubili. Azione del gelo: l'aumento di volume associato alla trasformazione in ghiaccio dell'acqua penetrata nella struttura provoca fessurazioni e distacchi dalla matrice.


Da IL GAZZETTINO ON LINE TREVISO di Giovedì, 27 Marzo 2003

Le analisi sulla vecchia copertura in eternit sui tetti dei laboratori meccanici parlano di degrado

Pericolo amianto, sciopero all'Ipsia

Il preside intanto cerca di accelerare la procedura per arrivare alla necessaria bonifica

Castelfranco

Pericolo amianto , l'Ispia di via Avenale è in allarme. Ieri buona parte degli oltre 800 studenti dell'istituto professionale ha scioperato in segno di protesta per la situazione di pericolosità determinata dalla presenza di coperture in eternit, installate dal 1968 sui tetti dei laboratori meccanici. Martedì sono stati infatti resi noti i risultati delle analisi commissionate dalla scuola al laboratorio Chelab di Resana. Analisi che hanno messo in luce il degrado della vecchia copertura in cemento- amianto creando non poca apprensione anche fra il corpo docente. "Secondo le analisi il livello di polveri di amianto disperse nell'aria supererebbe del 10\% i limiti consentiti dalla legge. La preoccupazione è molta - afferma uno dei docenti - tanto che siamo intenzionati a chiedere l'intervento dello Spisal dell'Usl 8".

Da quasi due anni il problema di quei tetti è all'attanzione del Dirigente dell'Istituto, tanto che la stessa scuola ha richiesto una verifica periodica da parte del laboratorio di analisi privato. "In effetti la comparazione dei risultati del monitoraggio realizzato nel 2001 e quello ora depositato, mette in evidenza - afferma Giamberto Petrucco, preside della scuola - un progressivo deterioramento della copertura. Risulta quindi prioritario di fronte all'incombente pericolo, procedere al più presto alla eliminazione attraverso bonifica dell'eternit". La pericolosità non sarebbe comunque all'interno dei locali di laboratorio, dotati di controsoffittature che li isolano dal tetto. Il problema sarebbe invece rappresentato dalla dispersione esterna di possibili particelle di amianto che potrebbero diffondersi nell'aria. Una eventualità non irrilevante visto che la scuola è all'interno di una zona residenziale. Ma lo stesso Dirigente scolastico aggiunge: "Attualmente non c'è una situazione di pericolo che possa preoccupare, il rischio potrebbe esserci solo nel caso in cui si andasse a movimentare la copertura provocando eventuali rotture". Della situazione è stata informata anche la Provincia che gestisce l'istituto. Proprio ieri l'assessore all'Edilizia Scolastica, Ubaldo Fanton, è stato in visita alla scuola. "Con la Provincia erano già in corso contatti da febbraio per effettuare la bonifica nell'ambito dei lavori di manutenzione straordinaria che sono attualmente in corso - conclude il prof.Petrucco - ora, di fronte a queste novità, è evidente l'opportunità di un tempestivo intervento".

Lara Santi


Da IL GAZZETTINO ON LINE TREVISO di Venerdì, 28 Marzo 2003

Ieri il via all'abbattimento dell'ex calzificio De Nardi. Pista ciclabile dalla Fontana dei cavalli a piazza Duca d'Aosta
Il centro diventa un grande cantiere - Lavori in corso o imminenti sui palazzi Marescalchi, Colussi, Vital, Vettori e Giordani

Conegliano

Le ruspe sono entrate in azione ieri mattina alle 8,30 per l'abbattimento dei vecchi fabbricati dell'ex Calzificio De Nardi, la cui area e quella circostante saranno sottoposte ad un piano di riqualificazione urbanistica. Le demolizioni procederanno speditamente e saranno ultimate nell'arco di una settimana, dopo che è stata effettuata la delicata e complessa operazione per la rimozione delle strutture e delle coperture in amianto , durata due mesi. Tutti i materiali edili non saranno riutilizzati sul posto, come sta avvenendo nell'Area ex Zanussi, ma verranno portati altrove e gli interventi edilizi inizieranno una volta che l'area sarà completamente sgombra. Il piano prevede anche alcune opere di interesse pubblico, come la costruzione di una ventina di mini alloggi per anziani, la ricalibratura e sistemazione del primo tratto di via Carpenè e di via Lazzarin, oltre che il rifacimento della passerella ciclopedonale sul Monticano, da via Lazzarin a via Lourdes. Ma nel centro cittadino stanno spuntando altri cantieri. È stato avviato il recupero di Palazzo Marescalchi e delle sue pertinenze all'incrocio tra viale Mazzini e via Verdi. Il palazzo sarà completamente svuotato e saranno conservati solo i muri perimetrali originari, costruiti intorno al 1910, per poter utilizzare più razionalmente gli spazi disponibili, mentre saranno abbattute alcune baracche che sorgono nel retro, per ricavare dei parcheggi. Intanto in via XX Settembre è stato allestito il cantiere per la ristrutturazione dei Palazzi Vettori e Giordani, in continuità con la sede municipale. Il Comune li aveva acquistati all'inizio degli anni ottanta con lo scopo di utilizzarli per l'ampliamento del municipio, ma tale prospettiva è venuta meno con l'idea di realizzarlo nell'Area ex Zanussi, per cui si è deciso di vendere ai privati i due palazzi. Il progetto prevede di ricavare un certo numero di appartamenti di dimensioni non troppo grandi. È imminente l'avvio del restauro Palazzo Colussi in via XX Settembre, mentre è quasi ultimato il piano di recupero dell'ex Judo Club, tra viale Mazzini, via Mercatelli e via XX Settembre, ed è imminente l'apertura al pubblico del porticato che è stato ricavato. Inoltre è pressoché completato anche il restauro di Palazzo Vital in via Cavour, del quale sono state conservati i caratteri architettonici. Nei prossimi giorni sarà liberata l'area occupata dal cantiere, che si affaccia sulla strada, lungo la quale l'assessore Alberto Maniero ha anticipato che verrà ricavata una pista ciclabile in continuità con quella del centro che finisce presso la Fontana dei Cavalli e continuerà sino a piazza Duca d'Aosta.

Giampiero Maset



da "Il Gazzettino" di Venerdì, 28 Marzo 2003

VENEZIA - PICCOLE E GRANDI EMERGENZE

Un po' bastone, un po' carota. Sono le due "armi" del Comune sul fronte della tutela ambientale, affrontata sul piano repressivo dalla Sezione di polizia ambientale del Corpo dei vigili urbani e sul piano operativo dal Servizio di Pronto intervento dell'assessorato all'Ambiente. Se la "faccia dura" del Comune è per forza di cose ben presente alla cittadinanza, tra multe, denunce e sequestri, meno nota è la "mano amica", la cui attività è stata illustrata ieri a Ca' Farsetti dagli assessori Michele Mognato (Polizia municipale) e Paolo Cacciari (Ambiente) assieme a tecnici e funzionari. Quasi un appello alla cittadinanza a rivolgersi con fiducia a un servizio attivo 24 ore su 24. «Forniamo anche un servizio non dico di consulenza ma di supporto ai cittadini - ha sottolineato il direttore del settore Ambiente, Gianluigi Penzo -. È importante la tempestività dell'informazione: prima siamo avvisati, più facile è porre rimedio a un guasto ambientale».

Come ha spiegato il responsabile, Renato Bonini, il servizio, che opera attraverso le Guardie ai Fuochi di Marghera, ha compiuto l'anno scorso 148 interventi di raccolta e smaltimento idrocarburi, bonifica di siti inquinati da carburante e olio lubrificante provenienti da imbarcazioni o da incidenti stradali, oli e grassi alimentari, oli esausti, amianto , pitture, liquami. Il servizio può essere allertato da ogni cittadino telefonando o al Pronto intervento ambientale (041.274.8469) o al Centro operativo dei vigili (041.274.7070).

Il coordinatore della sezione di Polizia ambientale, Gino Bonin, col comandante dei vigili, Francesco Vergine, e la dirigente del Reparto operativo, Mara Doro, ha illustrato l'attività del 2002, sostanziata in più di 500 controlli con 187 verbali di violazioni amministrative e 97 denunce penali.


Da IL GAZZETTINO ON LINE PADOVA di Domenica, 30 Marzo 2003

CAMPOSAMPIERO

(N.M.) In Veneto gran parte dei 1500 chilometri di viabilità statale sono stati trasformati in discariche a cielo aperto. Lungo i cigli delle strade, dietro i guard-rail, nelle piazzole viene abbandonato di tutto. Qualche esempio? La "pattumiera" per eccellenza è la Transpolesana. Qualche altro esempio? L'unico positivo, il primo in assoluto in Veneto, arriva dalla nuova SS 307 del Santo.

Per due settimane tre squadre di operai del Consorzio "Padova 1", coordinati dal geometra Nicola Canton, insieme ai cantonieri di "Veneto strade" hanno ripulito i 15 chilometri, da Cadoneghe a San Michele delle Badesse. Un'iniziativa (la prima nella regione) anche perchè ha visto insieme al lavoro, e nel sostegno finanziario, enti diversi con competenze differenti in materia di strade, in particolare il Consorzio di bacino, Veneto Strade, Provincia, Seta ed i Comuni interessati. Durante i lavori non sono mancate le sorprese. «A parte la droga rinvenuta in un borsone tre giorni fa - spiega Mirko Patron, presidente del "Padova 1" - abbiamo trovato davvero di tutto. Si va da lavatrici, lavastoviglie e frigoriferi, divani, pneumatici di tutti i tipi e misure, accumulatori al piombo e rottami ferrosi. Oltre le cifre emerge un dato: si tratta di rifiuti ingombranti, tra cui anche sacchi di segatura o altri contenenti nylon usati da imbianchini. Insomma, in molti casi, erano scarti di lavorazione, probabilmente abbandonati da piccoli artigiani, gente che lavora in proprio».

Queste le cifre: 27.200 kg di rifiuti urbani non differenziati, 1680 di pneumatici, 420 di accumulatori al piombo, 240 kg di rottami ferrosi. «Infine abbiamo transennato dieci siti con presenza di eternit, contenenti ciascuno dai 50 ai 100 kg di materiale con amianto - spiega Canton - Ora dovranno essere smaltiti da ditte specializzate con costi elevati». Per la pulizia sono stati spesi circa 30 mila euro, in larga parte "coperti" dal "Padova 1". «Ora, dopo la pulizia - spiega Marino Zorzato, presidente di Veneto strade - inizia la vigilanza. Valuteremo anche la possibilità di installare telecamere per "pizzicare" gli scaricatori abusivi».

Per loro la multa varia da 100 a 600 euro. Soddisfatti anche i rappresentanti dei Comuni, Flavio Sandolin di Borgoricco ed il sindaco di Cadoneghe, Adriano Baldin. «Più volte ho sollecitato, dal '97 ad oggi, un intervento risolutore - ha detto quest'ultimo - Finalmente è stato fatto qualcosa». «Ma occorre anche lavorare per la prevenzione e la dissuasione» ha concluso Sandolin. Saranno inoltre affissi in bella mostra cartelli di divieto. L'altro ieri però, a nemmeno ventiquattr'ore dal lavoro di pulizia, nella stessa piazzola rimessa a nuovo, qualcuno ha abbandonato altri sacchi di immondizie.


Da IL GAZZETTINO ON LINE TREVISO Domenica, 30 Marzo 2003

Contro il rischio materiale cancerogeno, che caratterizza sia stabili privati che pubblici, ci si muove a più livelli
La città dichiara guerra all'amianto
Montebelluna - Una scuola da bonificare, uno stabile di Biadene e diverse industrie a rischio

La città dichiara guerra all' amianto . Contro il rischio amianto , che caratterizza sia stabili privati che strutture pubbliche del territorio, ci si sta muovendo, a Montebelluna, a più livelli. Che i privati temano le coperture contenenti tali materiale, soprattutto nel momento in cui queste si deteriorano, è testimoniato, innanzi tutto, da un documento pubblicato in questi giorni all'Albo comunale: con tale atto, si invitano i proprietari di uno stabile situato in via Erizzo a Biadene a redigere una perizia che testimoni la non pericolosità per la salute pubblica della copertura in fibrocemento contenente amianto dell'edificio. "Tutto è nato -spiega il primo cittadino Laura Puppato- da una lettera scritta da un vicinante secondo cui all'esterno dello stabile si coglierebbero frammenti di fibre di amianto ". Di qui si sono mossi, fra fine febbraio e fine marzo, sia l'Usl sia l'ufficio ecologia del Comune, che hanno confermato "il deterioramento del fabbricato" e la necessità di intervenire. La forma scelta è rappresentata, appunto, dalla perizia che scongiuri, con i crismi dell'ufficialità, ogni rischio.In realtà, però, i casi di questo genere, sul territorio, si moltiplicano. "Ci sono numerose industrie -continua il sindaco- realizzate negli anni 70-80-90 che contengono tale materiale. L'ente pubblico, però, non può né effettuare in proprio gli interventi su tali stabili (come appare ovvio) né costringere i privati ad intervenire, purché non vengano appurati pericoli per la salute pubblica".Per mettere al sicuro gli edifici pubblici, invece, l'ente si è già mosso. In particolare ha verificato le condizioni di sicurezza delle scuole di sua competenza, passate al setaccio una per una. "A contenere amianto -aggiunge il sindaco- è solamente il tetto di una scuola frazionale. Gli altri edifici di competenza comunale sono, invece, al sicuro. Abbiamo già deciso un'opera di bonifica dello stabile in questione: quel tetto sarà completamente rifatto". Franco Andolfato, consigliere di maggioranza delegato a trattare le questioni ambientali, invita però alla calma. "In realtà -dice- l' amianto è fortemente pericoloso quando si trova all'interno di un edificio. Quanto invece caratterizza la copertura, non ci sono grossi problemi per lo meno fino a quando questa non si deteriora in modo considerevole. Fra l'altro, le coperture in eternit possono, non a caso, essere smaltite anche in discariche per inerti autorizzate ad accoglierle". Con il deterioramento delle strutture, invece, si presentano anche i rischi di carattere cancerogeno.

Laura Bon


 

 

Articoli raccolti dalla stampa locale :

dal Messaggero Veneto del 6/4/01

TRAMONTI DI SOTTO I carabinieri hanno delimitato l'area dell'ultimo rinvenimento e avviato le indagini
Caccia a chi abbandona gli scarti d'amianto

Ennesima operazione per la tutela dell'ambiente portata a termine dai carabinieri di Meduno. I militari dell'Arma hanno provveduto a delimitare l'area di Tramonti di Sotto nella quale l'altra mattina sono stati rinvenuti scarti di amianto, avviando le indagini per risalire a chi li ha abbandonati. Sulla scrivania degli inquirenti ci sono, infatti, ormai troppi fascicoli aperti su questo tema per poter parlare di fenomeni sparsi. Anzi, se si pensa che nei giorni scorsi tra Tramonti di Sopra e Tramonti di Sotto le scoperte di questo genere hanno raggiunto quota cinque, appare fondata la preoccupazione di residenti e amministratori. Il caso di abbandono di eternit segnalato ai carabinieri di Meduno e annunciato ieri dalle pagine del nostro quotidiano è avvenuto nel greto del torrente Velia, a pochi metri di distanza dal centro Matan (si tratta dell'edificio che ospita le scuole della valle). «L'ufficio tecnico si è messo subito a disposizione dei carabinieri recintando il punto in questione, pur essendo l'area interessata al nuovo episodio di competenza demaniale &emdash; ha spiegato a questo proposito il sindaco di Tramonti di Sotto, Arturo Cappello &emdash;. Non posso non esprimere la mia condanna nei confronti di chi compie gesti di questo genere, ma non nascondo anche il timore che l'amianto divenga una delle voci di spesa più consistenti dei bilanci comunali. La bonifica di scarti di eternit presenta costi alti, tanto che per ripulire la parte dell'alveo del Velia inquinata nei giorni scorsi dovremo chiedere un sostegno economico alla Regione o alla Provincia». Cappello ha anche anticipato un monitoraggio completo al centro Matan, costruito vent'anni fa con materiali ignifughi che dovranno essere sostituiti nei prossimi mesi.

Fabiano Filippin  


dal Messaggero Veneto del 15/4/01

ROVEREDO IN PIANO Nonostante il no espresso dall'amministrazione comunale, la Provincia ha dato il via libera Si farà la discarica per l'amianto
L'impianto avrà una capienza di 20 mila metri cubi, sarà riempito in dieci anni

Sorgerà nell'area Superbeton di Roveredo in Piano una discarica per cemento-amianto: il via libera all'opera è stato dato dal Comitato tecnico provinciale che ha approvato il progetto nonostante il parere contrario espresso all'unanimità dal consiglio comunale. La discarica può essere aperta in qualsiasi momento, visto che il Comitato tecnico ha potere deliberante e quindi la sua decisione costituisce una variante automatica al piano regolatore. Il consiglio comunale di Roveredo aveva esaminato il 23 novembre 2000 il progetto della discarica sotto forma di variante sostanziale alla discarica di tipo 2A (per inerti) situata nell'ambito della cava della Superbeton, nei pressi del vivaio comunale. Si tratta, in sostanza, di una discarica all'interno di una cava, compatibile per cemento-amianto, ovvero materiale pre-trattato con resida per impedire la diffusione nell'aria di particelle cancerogene una volta respirate; parere contrario, quindi, ma non vincolante. La Provincia di Pordenone aveva poi portato all'esame della Conferenza tecnica che ha potere deliberante, alla fine di marzo, il progetto che ha ottenuto il via libera a maggioranza, facendo prevalere, nella discussione, l'interesse generale del territorio a quello particolare, superando così il parere contrario dell'amministrazione comunale. Secondo il progetto, si tratta di una discarica di 20 mila metri cubi lordi che dovrebbe essere riempita nel giro di una decina d'anni. Analogo parere favorevole, la Conferenza tecnica, l'ha dato per una seconda discarica dello stesso genere che invece insisterà su Porcia e sarà grande più del doppio rispetto a quella di Roveredo. «Ho difficoltà ad immaginare &endash; ha commentato il sindaco Danilo Del Piero, presente alla seduta deliberante della Conferenza &endash; che la Provincia abbia bisogno di discariche di queste dimensioni per quel tipo di rifiuti. Ammesso che verranno adottate tutte misure di sicurezza nel deposito dei materiali, è importante sapere però che la discarica si trova al centro di una cava e non ai margini e quindi tutte le operazioni di ripristino ambientale, quali una piantumazione al momento del completamento, saranno pesantemente condizionate». Sul territorio di Roveredo insistono attualmente due cave per attività estrattive che sono state regolamentate con apposite convenzioni, dopo anni di polemiche. Ora sulla comunità pioverà un altro intervento «non voluto &endash; continua Del Piero &endash; per cui, sarà necessaria un'azione forte per riprenderci il controllo del territorio e restituire la situazione ambientale dell'intero ambito». I passi che hanno portato a questa difficile situazione ambientale, sono stati molteplici. In primis, l'ipotesi di piano particolareggiato dell'ambito era stata stravolta per cui non era neppure arrivata in consiglio comunale; l'amministrazione comunale si è quindi trovata "imposta" una discarica non voluta; infine le competenze ambientali fra Regione e Provincia sono state più volte modificate, per cui le discariche sono competenza del secondo ente, le attività estrattive del primo. Una giungla dalla quale il Comune «cerca di emergere con difficoltà». Il sindaco intende quindi «portare avanti una variante urbanistica per le cave molto più cautelativa rispetto ai propositi del 1996 visto che nei rimpalli tra Provincia e Regione non possiamo gestire i processi di ripristino ambientale. Faremo scelte pesanti &endash; aggiunge Del Piero &endash; perché non possiamo andare avanti per scelte imposte. Siamo costretti a prendere contromisure urbanistiche per non farci sfuggire il controllo del terrritorio». Proprio in questi giorni, dulcis in fundo, la stessa proprietà Superbeton ha presentato un ricorso al Tar contro l'ordinanza di demolizione di un impianto per la produzione di calcestruzzo preconfezionato e per il quale il Comune non aveva dato l'assenso, fermando i lavori.

Enri Lisetto  


dal Messaggero Veneto del 15/4/01

SEQUALS Dopo le sentenze del Tar Il comune decide: stop alle escavazioni in tutti i terreni a destinazione agricola

Qualche tempo fa alcune sentenze del Tar lo avevano già stabilito, ma ora è lo stesso consiglio comunale di Sequals a chiudere definitivamente la questione: con l'adozione della variante numero 3 al piano regolatore, in tutto il territorio comunale saranno vietate le escavazioni per il prelievo di ghiaia, anche di limitata quantità, nei terreni destinati alla produzione agricola. Il contenuto della modifica ratificata dalle assise comunali non lascia spazio alle interpretazioni: «L'amministrazione comunale intende rendere inequivocabile nel proprio strumento urbanistico l'esclusiva destinazione all'attività del settore primario e alle funzioni ad esso connesse delle zone agricole, salvaguardandole da usi impropri che riguardano l'esercizio di attività estrattiva di inerti». Si sono dichiarati contrari al provvedimento i consiglieri di minoranza Ghea e Raffo che hanno ritenuto le modifiche introdotte troppo rigide ed eccessivamente di carattere ambientalista: secondo la loro tesi, infatti, le nuove norme escludono di fatto ogni tipo di intervento, comunque tollerabile di miglioramento agricolo.

L.P.


dal Messaggero Veneto del 24/4/01

Le Ferrovie dello Stato escludono qualsiasi tipo di pericolo ma annunciano: «Saranno sostituite» Tettoie all'amianto in stazione
Dalle coperture in eternit, quando piove, si staccano particelle nocive per la salute

Le avevano sopra la testa per anni, non se ne erano accorti. Ci sono volute le ultime piogge, con il percolato dalle coperture delle pensiline della stazione ferroviaria di Pordenone, per far aprire gli occhi ai cittadini: le stesse tettoie sono state costruite in cemento-amianto, materiale meglio conosciuto come "eternit", in particolari condizioni nocivo per la salute. Si tratta di lastre piane od ondulate, impiegate fino a poco tempo fa per le coperture in edilizia, costituite da materiale d'eternit non friabile che, solo quando è nuovo o in buono stato di conservazione, non tende a liberare fibre spontaneamente. Quando per esempio il cemento-amianto si trova all'interno degli edifici, anche dopo lungo tempo, non va incontro ad alterazioni significative, qualora ovviamente non venga manomesso. Al contrario, le tettoie della stazione ferroviaria sono state e sono tuttora continuamente sottoposte al logorio degli agenti atmosferici e per questo rischiano di subire un progressivo degrado per azione di piogge acide, sbalzi termici, erosione eolica e di microrganismi vegetali. Di qui le preoccupazioni dei cittadini, comunicate nei giorni scorsi alla nostra redazione e legate alle potenziali conseguenze delle alterazioni corrosive superficiali, in particolare all'affioramento delle fibre e a fenomeni di liberazione. Non è il caso, ovviamente, di abbandonarsi ad allarmismi eccessivi: tutti hanno respirato piccolissime percentuali di questo materiale presente ovunque, dalle tettoie ai vagoni nelle stazioni ferroviarie agli hangar degli aeroporti, dai pannelli isolanti ai tubi dell'acquedotto: il cemento-amianto si trova perfino nelle coperte isolanti delle tavole da stiro o in certi guanti da forno. Porsi il problema sicurezza, però, è legittimo. In merito alle strutture di copertura della stazione di Pordenone abbiamo interpellato Lucio Santon, responsabile del reparto territoriale movimenti del nostro capoluogo. Lo stesso ha immediatamente escluso la possibilità di rischi per i cittadini a causa del cemento-amianto contenuto nelle pensiline. «Esiste ed è regolarmente messo in atto - ha spiegato - un programma di controllo annuale sullo stato delle coperture in eternit presenti in stazione. Nell'ultima verifica, le misurazioni che registrano la potenziale dispersione nell'ambiente delle fibre di questo materiale, rientravano tutte ampiamente nei parametri di legge. Tuttavia l'organismo con specifiche competenze tecniche nelle Ferrovie ha previsto uno speciale progetto dedicato alla graduale eliminazione di strutture in cemento-amianto nelle stazioni. La domanda per il risanamento delle strutture esistenti in eternit a Pordenone è stata già presentata all'ufficio preposto, che provvederà sulla base dei finanziamenti disponibili, e comunque nel giro di pochi anni, alla sostituzione».
Paola Dalle Molle

 

E' una sostanza che nei casi limite può provocare l'insorgere di tumori

La battaglia per eliminare il cemento-amianto dalle strutture edilizie rappresenta uno degli obiettivi più recenti e più difficili da raggiungere delle politiche ambientaliste. La ragione è drammaticamente semplice: si combatte, infatti, un elemento che può trovarsi ovunque perché utilizzato in larga misura negli anni passati fino al 1992, quando la legge ne ha stabilito l'eliminazione. I rischi potenziali sono legati al "mesotelioma pleurico", una forma di tumore maligno che si può scatenare respirando ripetutamente, e non solo saltuariamente, piccole fibre disperse nell'ambiente. Un tempo, il rischio maggiore era corso dal alcune categorie professionali come pittori, imbianchini, lavoratori del settore edilizio, dei cantieri navali, delle officine per la riparazione di carrozze ferroviarie. In questi ultimi anni si è diffuso il timore che altri casi possano svilupparsi in seguito all'abuso di questo materiale verificatosi tra il 1950 e il 1970 nel campo edilizio, compreso il settore-casa. Con un aggravante rappresentata dal fatto che oggi le ristrutturazioni di appartamenti e uffici portano alla dispersione nell'ambiente delle fibre di amianto che potrebbero essere inalate e avere tutto il tempo per agire prima che l'inquinamento o la patologia vengano scoperte. Ma quale può essere la motivazione di un'azione grave, e spesso consapevole, quale quella di lasciare strutture in eternit esposte al pubblico? Dopo l'attuazione legislativa delle direttive Cee in materia di protezione dei lavoratori, si sono abbattute sugli imprenditori, o comunque sugli enti titolari delle strutture, incombenze tanto impegnative quanto improvvise; pesanti oneri economici per la rimozione e la bonifica; complessità burocratiche avvilenti quanto tortuose e un articolato quanto scoraggiante regime sanzionatorio. La norma tecnica non sempre chiara è stata sempre seguita da una immancabile sfilza di minacciose sanzioni. Si sono insomma privilegiate le pulsioni ispirate a integralismi purificatori piuttosto che l'obiettivo di mettere il datore di lavoro nelle condizioni di tutelare la sicurezza dei dipendenti e dei cittadini. Una politica da cambiare di fronte a un problema sempre più pressante e capillare che, giorno dopo giorno, sta attirando l'attenzione dei cittadini. Le tematiche ambientali sono finite al centro delle dinamiche elettorali già da tempo e i programmi dei vari schieramenti in ordine a questo tipo di argomenti sono tali da poter spostare, in teoria, consistenti flussi di voti. I candidati lo sanno ma in queste settimane devono accelerare la propria azione per dimostrare di avere le capacità per passare dalle parole ai fatti.

Sono già stati stanziati dalla Regione oltre due miliardi di lire per la rimozione del materiale dagli edifici a rischio

La bonifica si estende a case e scuole

L'amianto, fino a pochi decenni fa, era considerato uno dei migliori coibenti a parità di costo ed era stato usato nella costruzione di molti edifici destinati al pubblico impiego e nelle opere di impianti di areazione e di riscaldamento. Questo, almeno, finchè una legge del 1992 non ne ha stabilito l'eliminazione. Tale normativa ha, però, al suo interno un cosiddetto punto nero: la mancanza di fondi per l'opera di bonifica degli ambienti dove questo materiale è ancora presente. Recentemente, l'assessorato regionale all'ambiente ha stanziato un finanziamento di oltre due miliardi per la rimozione di questo materiale dalle scuole e dagli ambienti pubblici, in base alla legge regionale 9/98 che, per tali opere, prevede la concessione di contributi in conto capitale fino al 70% della spesa ammissibile. Cinque gli interventi principali di bonifica finanziati in provincia di Pordenone. Il principale riguarda l'ospedale Santa Maria degli Angeli di via Montereale, nel capoluogo, per l'eliminazione dell'amianto dalle tubazioni e dai controsoffitti. Inoltre, sono stati stanziati, sempre con riferimento alla Destra Tagliamento, 63 milioni per il risanamento di due edifici comunali a Porcia e due a Zoppola. La necessità di eliminare il cemento-amianto da molte strutture edilizie ha determinato una specializzazione per diverse aziende che, nel corso degli anni, hanno assunto una competenza mirata nel settore. In provincia di Pordenone, l'organo di vigilanza competente per il rischio amianto è rappresentato dall'Azienda per i servizi sanitari territoriali. Negli anni successivi all'entrata in vigore della legge che decretava l'eliminazione di questo materiale, è stato varato in Friuli-Venezia Giulia un piano regionale che prevede, fra le altre cose, un censimento obbligatorio per amianto friabile in locali pubblici o aperti al pubblico. L'operazione si è conclusa oltre un anno fa e per il censimento del materiale in cemento-amianto, definito come eternit, è prevista un'autocertificazione in tempi ancora da definirsi. La Regione, tuttavia, può imporre la rimozione (con ordinanza precisa e in base all'articolo 2 della legge 257/92) al proprietario del tetto in eternit se il materiale contiene amianto in matrice friabile e se le condizioni della struttura rendano impossibile procedere con opere di "incapsulamento".

Pdm

E la discarica abusiva resta dov'è - Rimane attuale lo scandalo dell'inquinamento sul greto del fiume Cellina

Il problema amianto è balzato alla ribalta, in provincia di Pordenone, da tempo. L'ultimo caso eclatante, prima di quello relativo alla stazione ferroviaria di Pordenone, aveva visto al centro dello scandalo una discarica abusiva realizzata anni or sono sul greto del fiume Cellina, in zona a tutela ambientale, e da quell'epoca mai più rimossa. Dopo le denunce giornalistiche del Messaggero Veneto, dei fatti si occupò anche, in una puntata andata in onda all'inizio dell'anno, "Striscia la notizia". Chi prese cappello in particolar modo, per la discarica abusiva all'amianto sul greto del fiume, fu tra gli altri il sindaco di Montereale Valcellina Nevio Alzetta: «E' nostra intenzione &endash; tuonò &endash; far dichiarare di interesse nazionale la situazione di degrado del torrente Cellina e, di conseguenza, spingere il Ministero dell'Ambiente a coordinare gli sforzi per limitare l'impatto della vicenda». Alzetta discusse del problema amianto sul suo territorio con l'assessore regionale Paolo Ciani: «Il greto del torrente Cellina è invaso da materiale pericoloso &endash; disse all'esito del summit &endash; anche se è chiaro che, date le proporzioni del fenomeno, il Comune di Montereale Valcellina non può essere lasciato solo nell'opera di bonifica del territorio. Nel bilancio abbiamo già stanziato qualcosa come quattro miliardi e mezzo di lire, ma ce ne vogliono più di sei». C'era da tener presente, già allora, che l'amianto depositato abusivamente a tonnellate lungo l'alveo in questione presentava un alto tasso di volatilità e ciò rendeva, e rende tuttora, estremamente pericolosa questa sostanza se inalata inavvertitamente. Come se non bastasse, all'amianto abbandonato nel corso degli anni si vanno ad aggiungere, in zone a tutela paesaggistica, altri rifiuti non meno temibili. In alcuni punti, il greto del torrente Cellina appare come una vera discarica in cui sia lecito lasciare cataste di eternit, inerti e persino fusti industriali dal contenuto ormai indefinibile, essendo già stato assorbito dal terreno. C'è stato persino chi ha deciso di utilizzare i prati che si affacciano al campo sportivo Cellina, situato a pochi metri dal cantiere della diga di Ravedis, per gettare siringhe di insulina. Una vergogna che andrebbe cancellata al più presto.


dal Messaggero Veneto del 12/5/01

SAN MARTINO AL TAGLIAMENTO - Amianto, a rischio le falde acquifere
Insieme alle lastre di eternit sarà necessario asportare uno strato ghiaioso di almeno cinque centimetri
Gravi danni biologici nel Tagliamento: le particelle cancerogene potrebbero essere penetrate nel sottosuolo

Sono cominciati ieri mattina i lavori di sgombero dei materiali cancerogeni scaricati abusivamente sul greto del fiume Tagliamento, nei pressi di San Martino al Tagliamento. Tre operai della ditta Sem di Sacile, dotati di tute isolanti, si sono attivati per la prima parte del recupero. L'operazione consisteva nella creazione di un argine artificiale nel letto del fiume, destinato a deviare almeno parzialmente l'acqua per far affiorare in modo evidente gli ulteriori depositi di materiale che questa poteva nascondere. L'intervento ha richiesto un certo tempo, ma si è dimostrato quanto mai necessario, visti i risultati che ha prodotto: sul fondo del fiume, infatti, sono state ritrovate altre quantità di inerti in eternit e sarà quindi indispensabile darsi da fare anche per il loro recupero in acqua.

Ma la questione più preoccupante è data proprio dalla corrente che, per quanto non eccessivamente forte, durante questi giorni ha comunque avuto modo di trascinare più a valle i materiali, andando a disperderli su una superficie ben maggiore e rendendo, di conseguenza, più complesso il lavoro di recupero totale. Proprio per questo motivo sarà indispensabile procedere a un primo monitoraggio del letto e della sponda del Tagliamento per almeno un centinaio di metri oltre il punto del ritrovamento, operazione che, dopo appena tre ore dall'inizio dei lavori, ha già alzato di quasi metà dei costi il preventivo economico iniziale: si è infatti passati dalla valutazione precedente, che contemplava un onere di spesa di sette milioni di lire, agli attuali dieci milioni circa. E con ciò non è detto che la cifra sia poi da considerarsi quella definitiva. Anzi, a questo punto, pare probabile che sia destinata ulteriormente ad alzarsi.

Il problema, tuttavia, non è da individuarsi tanto nel recupero e nello smaltimento dei materiali, quanto piuttosto nel danno biologico che questi comporteranno al sottosuolo e alla stessa acqua. Le particelle di questo tipo di prodotto, infatti, si liberano a contatto con l'acqua e, nel caso di marcescenza, vanno a percolare nel terreno sino in profondità, portate dalla dilavazione dell'acqua e delle piogge. Tradotto in parole povere: l'allarme che viene ora lanciato è che ci si potrebbe trovare di fronte ad un inquinamento delle falde acquifere che scorrono sotto terra, così come a quello dello stesso fiume. Nel frattempo, i responsabili dell'intervento, esperti e tecnici parlano già di asportazione del materiale, assieme ad almeno uno strato ghiaioso di cinque centimetri, ovverossia quelli che sono stati a stretto contatto con le lastre cancerogene e quindi maggiormente interessati da un eventuale contagio.
Fabio Muccin

«I responsabili devono pagare»
Presentata una denuncia contro ignoti, allertati magistrato delle acque e Arpa

«Chiedo pene esemplari e soprattutto un procedimento che individui i responsabili e li faccia pagare duramente per il danno provocato. Non hanno solo danneggiato un bene pubblico, ma hanno anche messo in pericolo la vita di parecchie persone». Così Giovanni Fontanel, sindaco di San Martino al Tagliamento, ha commentato i primi dati inerenti l'abbandono dei materiali cancerogeni sul greto del fiume, che, come ha spiegato, «è da sempre motivo di vanto per il nostro comune. Non dobbiamo dimenticare che proprio questa parte di territorio &endash; ha proseguito Fontanel &endash;, che caratterizza la sponda destra del Tagliamento, per le sue caratteristiche uniche rappresenta un gioiello a dir poco raro, dal punto di visita ambientale, così come dimostra la quantità di studi elaborati in proposito nel corso degli anni».

Anche il sindaco, come gli esperti, ha ritenuto che la questione vada ora spostata sul piano biologico: «Qui si tratta di inquinamento territoriale, come è possibile che ci sia gente del tutto scriteriata (per usare un eufemismo), che si comporta come se nulla fosse? Non ho nessuna intenzione di consegnare ai miei figli e alle generazioni future un paese inquinato, ci tengo personalmente ad un bene così importante come quello ambientale».

Dopo la presentazione di una denuncia contro ignoti, depositata nei giorni scorsi, sono stati allarmati anche il Magistrato delle acque e l'Arpa (l'Azienda Regionale per l'Ambiente), affinché si interessino alla questione e soprattutto valutino l'eventuale tasso di inquinamento idraulico, insieme all'aspetto igienico-sanitario. Una volta recuperati, i materiali verranno isolati attraverso una pellicola, quindi stoccati e depositati nella discarica di Paese, in provincia di Treviso, dove tuttavia non verranno distrutti bensì solo accantonati.

Il problema, comunque, per Fontanel, risiede anche nella cultura della gente, che troppo spesso dimentica di far parte di una comunità e di non vivere isolata dal resto del mondo. «Non appena vi saranno elementi sufficienti - ha chiosato il sindaco -, procederemo penalmente nei confronti di queste persone. É nostro dovere difendere l'ambiente in un momento in cui si comincia appena a comprendere quanto fondamentale sia la sua importanza».
F.M.


dal Messaggero Veneto del 16/5/01

SAN MARTINO AL TAGLIAMENTO
La pioggia ha fatto salire il livello dell'acqua ed è impossibile stabilire quanto materiale sia da rimuovere
Discarica di amianto, l'argine non basta

Dopo tre giorni di lavori, è ancora in primo piano la situazione della discarica abusiva di materiali in eternit, individuata sul greto del fiume Tagliamento, nelle vicinanze di San Martino. La ditta specializzata incaricata del recupero ha infatti asportato la parte più grossa degli inerti, che da una prima stima paiono potersi quantificare in almeno cinque cubi di materiale. Tuttavia, permangono ancora numerosi problemi sia dal punto di vista tecnico, sia dal punto di vista economico. Innanzitutto, infatti, vi è una parte di materiali che è stata trasportata dall'acqua alta e dalle correnti, per almeno alcune decine di metri più a valle, che devono ancora essere del tutto individuate: a queste vanno ad aggiungersi anche i materiali non ancora accertati, che giacciono sul letto del fiume e che non è ancora possibile stimare.

Questo costituisce il vero problema, destinato a rimanere in bilico ancora per alcuni giorni, viste le pessime condizioni atmosferiche: infatti, malgrado la creazione di un argine artificiale proprio all'interno del fiume, nel tentativo di farne abbassare il volume portando così a vista gli eventuali materiali, dopo l'intero fine settimana, complici anche le piogge, questo non ha portato a nessun risultato. A questo punto, sarà pertanto necessario attende che il tempo si rimetta al bello, per poter stimare l'effettiva quantità di inerti da recuperare: ciò porterà comunque a due risultati. Primo, si rendono più difficoltose tutte le operazioni sinora considerate, dal momento che bisognerà procedere con un recupero proprio dal letto del fiume, e quindi occorreranno nuovi mezzi; secondo, le spese sino a oggi individuate nella cifra di 10 milioni non corrisponderanno certamente a una stima definitiva.

Numerose sono state le proteste, e soprattutto gli accertamenti tecnici sulle reali condizioni della discarica e dello stesso Tagliamento. La situazione, per il momento, pare ancora potersi considerare sotto controllo, ma dal punto di vista dell'inquinamento rimangono ancora parecchi dubbi: al contatto con l'acqua, infatti, le particelle cancerogene contenute nel materiale potrebbero liberarsi, creando numerosi danni al tempo stesso al fiume ed alle falde sotterranee, ed è proprio questo il pericolo maggiore su cui è necessario vigilare.
Fabio Muccin




dal Messaggero Veneto On Line Pordenone del 10/3/2003

MONTEREALE. Ci sono difficoltà per l'Italian Baja, la gara di fuoristrada che si dovrebbe tenere a giorni e che ogni anno fa divampare furiose polemiche per l'impatto ambientale provocato. Il ministero dell'Ambiente ha, infatti, confermato il pericolo di simili manifestazioni per il delicatissimo equilibrio naturale creatosi lungo gli alvei provinciali, mettendo in guardia la popolazione locale anche sul rischio legato alla presenza in zona di alte concentrazioni di amianto.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

documentazione fotografica del WWF Pordenone

documentazione fotografica del WWF Pordenone


Da IL GAZZETTINO ON LINE PORDENONE di Martedì 11 Marzo 2003 - IL CASO

Il Wwf lancia l'allarme: «Fermate l'Italian Baja, c'è il rischio dell' amianto»

Polveri contenenti composti a base di amianto, residuo di un deposito abusivo che ha interessato in passato un'area di circa 30 ettari in provincia di Pordenone, potrebbero essere sparse dalle automobili che parteciperanno al Rally «Italian Baja», valido per il titolo mondiale, in programma per i prossimi giorni.

L'allarme è stato lanciato dal Wwf pordenonese, che ha interpellato sulla vicenda l'Ass compente, l'Arpa e la Procura della repubblica che - secondo quanto riferito dagli ambientalisti - avrebbe avviato un'indagine sulla vicenda.

Secondo il Wwf, quasi 100 tonnellate di materiali contenenti amianto sono state depositate abusivamente lungo il torrente Cellina e a ridosso dei Magredi , un sito ambientale riconosciuto di importanza comunitaria. Con le ultime piene del torrente, in particolare quella dell'autunno scorso che ha provocato anche l'alluvione della città di Pordenone - aggiunge la nota degli ambientalisti - i materiali si sarebbero sparsi a valle su una superficie imprecisata. Da qui, quindi, il segnale d'allarme con il conseguente interessamento delle autorità competenti.

Ma sull'Italian Baja si aperta un'altra breccia che - da quanto si è appreso - sarebbe stata notificata alla Regione sotto forma di una lettera arrivata dal Ministero dell'Ambiente. Ebbene, in quella nota il Ministero spiega che l'interesse prevalente è quello di tutelare la zona dei Magredi dove dovrebbero correre le auto che parteciperanno alla gara dell'Italian Baja. A pochi giorni dalla partenza, dunque, si apre un altro fronte.


Da IL GAZZETTINO ON LINE PORDENONE di Mercoledì, 12 Marzo 2003

MOTORI - FUORISTRADA Il Baja è già pronto a ruggire

Pordenone

Atmosfera calda, a due giorni dall'inizio dell'11. edizione dell'Italian Baja. I telefoni non smettono di suonare negli uffici dell'organizzazione e tutti chiedono informazioni, compresi gli appassionati che nel weekend convergeranno su Vivaro. Ieri c'è stata l'ispezione con i tecnici dell'Azienda sanitaria. «Sul tracciato di gara - sostiene l'organizzatore Mauro Tavella - non si è trovata traccia di amianto . Per domani (oggi,ndr) si attende il parere delle Commissione vigilanza provinciale, ma noi ne siamo già certi: la gara si farà, in piena sicurezza».

Il Baja, com'è ormai tradizione, aprirà la Coppa del Mondo rallies tout terrain ma anche il Trofeo europeo Bajas, auto e moto, e i Campionati italiani di specialità, sempre per auto e moto. Si svolgerà da venerdì a domenica, fra Brugnera, Vivaro e Trieste.


Da IL GAZZETTINO FRIULI Sabato, 15 Marzo 2003

L'associazione parla di «situazione preoccupante» e mette sotto accusa i tagli all'istruzione pubblica

Scuole bocciate in sicurezza

L'allarme è contenuto in un rapporto di Legambiente :«Edifici vecchi e poco sani»

(cdm) In Friuli il pericolo corre tra i banchi. Una scuola su tre ha bisogno di interventi di manutenzione straordinaria, due istituti su cinque si trovano in aree ad alto rischio sismico, il 4,35 per cento ospita strutture in cui la presenza di amianto è una certezza. Non bastasse, quasi la metà degli edifici scolastici è stata costruita prima del 1940 e ci sono comuni in cui i bambini vanno a lezione a meno di un chilometro da aree industriali e antenne radio. A lanciare l'allarme il rapporto di Legambiente "Ecosistema scuola 2003", che boccia l'edilizia scolastica della regione su tutta la linea.

EDIFICI VECCHI E POCO SICURI.Il panorama è sconfortante. «Il 36,23 per cento delle scuole friulane necessita di interventi di manutenzione straordinaria, nonostante l'alta percentuale di edifici che si trovano in aree ad alto rischio sismico (44,4\%)», denuncia Legambiente, che parla apertamente di situazione «preoccupante». Colpa dei tagli agli stanziamenti statali per l'edilizia scolastica (passati dai 60 miliardi del 2001 ai 10 milioni di euro di quest'anno), ma anche della "vetustà" delle scuole del Friuli, dove quasi un edificio su tre ha oltre un secolo e uno su cinque è stato costruito fra il 1900 e il 1940. Ma, oltre alle aule "datate", nelle scuole friulane ci sono pericoli ben più insidiosi. Nemici invisibili, come l' amianto : i casi certificati sono il 4,35\%, ma le azioni di bonifica negli ultimi due anni hanno riguardato solo l'1,93\% delle scuole. Va meglio con il radon: 1,45\% i casi certificati, 1,45\% le scuole "bonificate", con pieno "pareggio". E, se il pericolo non si annida dentro le aule, allora, arriva da fuori. In istituti al di sopra di ogni sospetto, dove però i bambini studiano in classe a meno di un chilometro da aree industriali (nel 7,73\% delle scuole friulane), da strutture militari (3,38\%) e da antenne radio-televisive (4,83\%), o in scuole che distano meno di duecento metri dai gas di scarico di autostrade e superstrade (2,42\%) o meno di 60 metri da elettrodotti a bassa tensione (1,69\%).

IL "BIO" NON CONQUISTA.Il vecchio adagio del "mens sana in corpore sano" non vale per il Friuli. Dove ancora il 31,88\% di edifici scolastici sono privi di strutture per lo sport e «i dati riguardanti le mense biologiche sono pesantemente al di sotto della media italiana». Su 11mila pasti consumati dagli studenti, soltanto il 27,4\% è "bio", neanche la metà del dato nazionale (68,35\%). Scarsa l'attenzione anche per il risparmio energetico: solo il 19\% degli edifici utilizza fonti d'illuminazione a basso consumo, e solo il 3,38\% punta su fonti di energia rinnovabile. Certo, su uno scuolabus possono contare ancora solo il 16,9\% delle scuole, ma, per lo meno i giovani virgulti del Friuli studiano a contatto con la natura: l'81\% degli istituti, infatti, ha un giardino, con una percentuale ben superiore alla media italiana. Anche l'arte del riciclo premia le aule friulane, grazie alla diffusione capillare della raccolta differenziata: il 39,13\% delle scuole ricicla la plastica, il 34,78\% il vetro, addirittura il 55\% la carta.


Da IL GAZZETTINO ON LINE FRIULI di Giovedì, 20 Marzo 2003

Manifestano a Trieste gli esposti all'amianto

Trieste

I lavoratori del Friuli-Venezia Giulia esposti all' amianto hanno manifestato questa mattina a Trieste, davanti al palazzo della Prefettura, contro una proposta di legge in materia all'esame del Parlamento che renderebbe, a loro giudizio, molto più restrittive le norme a favore delle persone contaminate.

La manifestazione - hanno spiegato gli organizzatori, che fanno capo all'Associazione esposti all' amianto (Aea) - ha voluto porre l'accento su una questione annosa e tuttora irrisolta, nonostante la legge del '92 di cui ora si vorrebbe restringere il campo di applicazione. L'Aea chiede - hanno precisato - il riconoscimento di benefici previdenziali a tutti i colpiti da malattie amianto correlate senza limiti temporali all'esposizione e alle percentuali di invalidità Inail. Si chiede inoltre che gli stessi benefici siano riconosciuti ai lavoratori esposti all' amianto e andati in pensione prima della legge 257 del 92. Si chiede, infine, l'eliminazione delle norme restrittive dell'esposizione alle 100 fibre litro per otto ore giornaliere e per 10 anni consecutivi. L'associazione critica, inoltre, la proposta di depenalizzare i datori di lavoro e chiede l'attivazione di una legge regionale sulla tutela della salute delle persone esposte, varata da tempo ma non ancora applicata.


dal Messaggero Veneto On Line Pordenone del 25/3/2003
«Amianto sul Cellina, bomba ecologica»
Vertice tra i sindaci interessati alla bonifica dell'area e i tecnici dell'Azienda sanitaria Nevio Alzetta: «Migliaia di cittadini esposti al pericolo, le autorità facciano qualcosa»

MONTEREALE. Il sindaco di Montereale Valcellina, Nevio Alzetta, e quello di Vivaro, Ezio Cesaratto, si sono incontrati con i responsabili provinciali dell'Azienda sanitaria. Il vertice interistituzionale si è tenuto ieri mattina a Pordenone e solo per un disguido tecnico dell'ultim'ora non ha registrato anche la partecipazione dell'amministrazione comunale di Maniago.

Lo spinoso argomento affrontato è stato quello dell'amianto sparpagliato in una vastissima area del torrente Cellina, in comune di Montereale Valcellina. L'adesione di Cesaratto ha rappresentato una sorta di prima volta nella vicenda dell'absesto depositato abusivamente sul greto: la "new entry" Vivaro si giustifica con l'aggravarsi della situazione ambientale avvenuta negli scorsi mesi.

Le continue piene del fiume hanno, infatti, dilavato gran parte del materiale abbandonato a Montereale, diffondendolo a macchia d'olio in una porzione di magredi sempre più ampia. Il peggioramento di questo episodio di degrado è sempre più costante e preoccupante. La sola ondata di maltempo dello scorso novembre ha trasportato in direzione della foce due cumuli di guarnizioni di automobili prodotte con questo composto cancerogeno, distribuendole tra i sassi in modo così difforme e disomogeneo che qualsiasi tentativo di bonifica potrà ormai rivelarsi solo come un parziale palliativo. Per questo Alzetta e Cesaratto, parlando anche a nome della giunta di Maniago, hanno chiesto l'immediata convocazione di una conferenza dei servizi. La seduta è stata fissata per gli inizi della prossima settimana e vedrà riuniti attorno allo stesso tavolo gli amministratori di Montereale, Maniago, Vajont e Vivaro, i rappresentanti della Regione, della Provincia e dell'Azienda sanitaria e i referenti dell'Agenzia regionale per la protezione dell'ambiente. L'amianto del Cellina è una vera e propria emergenza, una bomba ecologica a orologeria che ormai è scoppiata. «Intorno a questo sito potenzialmente pericoloso per la salute pubblica abitano migliaia di persone e ciò non può non spingerci a sperare che dal faccia a faccia della prossima settimana emerga una posizione definitiva degli enti competenti &endash; ha commentato a questo proposito Nevio Alzetta, il quale da anni sollecita la rimozione dell'amianto dall'alveo &endash;. Quello in questione è già stato inserito nella lista nera dei luoghi più inquinati d'Italia. E' ovvio che dobbiamo fare presto. La nostra speranza è che finalmente, dopo tante promesse e garanzie, qualcosa di concreto cominci a muoversi».
«La bonifica del Cellina &endash; ha concluso il sindaco di Montereale &endash; è improrogabile. Si tratta di un qualcosa di doveroso data la sua gravità e il suo impatto sull'ecosistema e sulla qualità della vita».

Fabiano Filippin


Da IL GAZZETTINO ON LINE PORDENONE di Sabato, 29 Marzo 2003

MONTEREALE VALCELLINA - Amianto , vertice in Comune

(an.va.) - "Bisogna attivare le procedure previste dal decreto Ronchi e chi ha le competenze deve intervenire": non ha mezze parole il sindaco di Montereale Alzetta, che con il suo omologo di Maniago Di Bernardo ha convocato per martedì 8 aprile nel municipio della cittadina valcellinese un vertice sull' improcrastinabile bonifica delle tonnellate di amianto gettate nel greto del Cellina. Lunga la lista dei convocati "eccellenti": la Direzione Regionale all'Ambiente, l'Azienda Sanitaria, la Provincia, l'Arpa ma anche i sindaci di San Quirino, Vajont e Vivaro, coinvolti anch'essi dalla dispersione del materiale cancerogeno che ha ormai raggiunto le porzioni del Cellina che ricadono sotto la loro giurisdizione.


dal Messaggero Veneto On Line Pordenone del 30/3/2003
Cellina, vertice sull'amianto
La riunione si terrà l'8 aprile in municipio, convocata dal sindaco Nevio Alzetta
I Comuni, la Provincia e la Regione pronti a trovare soluzioni

MONTEREALE. E' stato fissato per il prossimo 8 aprile l'importante vertice interistituzionale che affronterà la "bomba ecologica" del torrente Cellina, il cui greto è contaminato da tonnellate di scorie di amianto, crisolito e absesto. Tali sostanze, pericolosissime per la salute pubblica in quanto possono causare l'insorgenza di tumori ai polmoni, sono state scaricate negli anni passati lungo l'alveo del corso d'acqua.

Ora si è deciso di passare al contrattacco, soprattutto alla luce del fatto che ogni ondata di piena del Cellina rimuove e disperde ulteriormente il materiale da bonificare. All'incontro dell'8 aprile, convocato nel municipio di Montereale, parteciperanno l'Azienda sanitaria locale, l'Azienda regionale per la protezione dell'ambiente, la Direzione regionale all'ambiente, l'amministrazione provinciale e i sindaci dei Comuni di Vajont, San Quirino e Vivaro. Organizzatori dell'assemblea il sindaco di Montereale Valcellina, Nevio Alzetta, e il suo collega di Maniago, Emilio Di Bernardo (Montereale e Maniago sono i centri sul cui territorio si trovano materialmente le discariche abusive di amianto). Le "new entry" di Vajont, San Quirino e Vivaro si giustificano con l'aggravarsi della situazione avvenuta negli scorsi mesi.

Le continue piene del fiume (soprattutto l'ultima, quella della fine di novembre) hanno, infatti, dilavato l'absesto diffondendolo a macchia d'olio in una porzione di magredi sempre più ampia. Il peggioramento di questo episodio di degrado è sempre più costante e preoccupante. La sola ondata di maltempo dello scorso novembre che ha sommerso la città di Pordenone e la parte più meridionale della provincia ha trasportato in direzione della foce due cumuli di guarnizioni di automobili prodotte con composti cancerogeni.

I frammenti di amianto si sono distribuiti tra i sassi in modo così difforme e disomogeneo che qualsiasi tentativo di bonifica potrà ormai rivelarsi solo come un parziale palliativo. È per questo che pochi giorni fa Alzetta ha detto basta. Durante un incontro informale svoltosi nella sede dell'Ass di Pordenone, il primo cittadino di Montereale e quello di Vivaro, Ezio Cesaratto, chiesero un'immediata conferenza dei servizi. Detto e fatto.

La seduta dell'8 aprile non sarà certo risolutiva ma almeno si comincerà a discutere concretamente del degrado del letto del Cellina, uno dei siti più inquinati d'Italia tanto da essere entrato a pieno diritto nell'apposita "lista nera" stilata dal ministero dell'Ambiente. Nell'area compresa tra Montereale, Maniago, Vajont, Vivaro e San Quirino abitano quasi ventimila persone che ora chiedono una maggior tutela e una miglior qualità della vita nelle rispettive zone di residenza.

Fabiano Filippin


Da IL GAZZETTINO ON LINE PORDENONE di Sabato, 22 Marzo 2003

SPILIMBERGO Si è risolta la situazione d'impasse che bloccava l'intervento. Il Comune ha respinto le osservazioni

Ex stazione, via libera al progetto

L'area delle corriere sarà finalmente bonificata e nascerà una zona ricreativa per i bambini

L'ex stazione delle corriere sarà finalmente bonificata. Si è risolta nei giorni scorsi la situazione di impasse che bloccava l'intervento. L'amministrazione comunale ha infatti respinto tutte le osservazioni presentate dei proprietari e ha approvato il progetto esecutivo, che prevede l'esproprio e l'abbattimento dello stabile, con conseguente realizzazione di un'area ricreativa a favore delle scuole elementari e medie.

Il progetto è stato eseguito dal tecnico del comune Maurizio Terzariol e prevede una spesa complessiva di 258.000 euro; mentre il piano parcellare di esproprio degli immobili, necessario per avviare i lavori, lo ha curato il geometra Dario Lorenzini. Per quanto riguarda poi l'avvio concreto dei lavori, non ci sono ancora date certe, ma per intanto sono stati inseriti nel programma triennale.

L'ultimo ostacolo che si frapponeva al progetto, erano le osservazioni inviate lo scorso febbraio dalla famiglia Picco Serena, proprietaria dell'unico lotto dell'ex stazione che l'amministrazione pubblica non era riuscita ad acquisire: un alloggio al primo piano dello stabile ormai fatiscente. In sei punti, la famiglia aveva proposto di tenere in piedi sia la copertura in fibrocemento e amianto dove un tempo sostavano le corriere, sia l'ex stazione; in alternativa, per realizzare lo spiazzo ricreativo, suggeriva di abbattere casa Gaspardo, all'angolo di via Udine, dove ha sede attualmente il progetto giovani. Inoltre aveva proposto una permuta di proprietà, in modo da poter realizzare "una superficie di vendita e un parcheggio esclusivo", cioè aprire un negozio.

Ma nell'ultima riunione la giunta ha respinto ogni richiesta. Dopo aver ribadito che l'ex stazione è destinata a zona S (che nel linguaggio burocratico vuol dire area per attrezzature e servizi pubblici) a favore delle scuole, il Comune ha ricordato che questa scelta era ben nota alla famiglia, nel momento in cui ha acquistato il suo lotto. Di negozi, quindi, neanche parlarne. E si conclude dicendo che la realizzazione del progetto "passa necessariamente per la demolizione completa del fabbricato", che tra l'altro si trova proprio nel mezzo dell'area interessata a diventare cortile per le scuole. Ciò vuol dire che si procederà senz'altro con l'esproprio e la demolizione. Sembra messa quindi la parola fine a una vicenda annosa, di una delle aree più degradate del centro cittadino, pessimo biglietto da visita per quanti entrano a Spilimbergo.

Claudio Romanzin


 

L'ambiente a rischio

No all'Italian Baja

No all'amianto - No all'inquinamento

MAPPA
DEL SITO

I Magredi, le nostre praterie
Come si sono formati,aspetti geologici
Rete Natura 2000
Siti di Interesse Comunitario -SIC
Aree di Rilevante Interesse Ambientale
Aree di Reperimento
Biotopo "Magredi di San Quirino"
Bibliografia sui Magredi

il tracciato nell'area protetta
I sostenitori del Baja
Comunicati/rassegna stampa 2000
Comunicati/rassegna stampa 2001
Comunicati/rassegna stampa 2002
Comunicati/rassegna stampa 2003
Comunicati/rassegna stampa 2004
Video in
REALVideo v.8 o Q.T.
Reportage:
I danni all'ambiente

Cos'è l'amianto
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