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- GAIA IL PIANETA CHE VIVE - boccia le "casse"

 

da <Gaia il pianeta che vive> programma Rai
Mario Tozzi conduce lungo il percorso del fiume Tagliamento

<< Questo è il fiume Tagliamento, il padre dei fiumi alpini, il fiume più naturale d'Europa, che oggi però sta rischiando un pericolo, quello di perdere la sua caratteristica più preziosa, cioè di essere ancora quasi in condizioni primarie.
Adesso andiamo a vedere come e quello che si può fare per conservare un patrimonio idrico e naturale quasi unico in Europa.

Qui possiamo vedere bene le caratteristiche del letto del fiume che, come si vede, è molto ampio e non è interamente occupato dall'acqua, come è tipico di tutti i fiumi che hanno un regime torrentizio, cioè che sviluppano le acque soltanto nella stagione autunnale o primaverile e che nel resto dell'anno occupano soltanto una parte più limitata, come si può vedere proprio bene qui.

Là c'è una cava, la potete vedere, è una cava di materiale del fiume, di ghiaia, di inerti. Sono le attività più dannose, pertanto lesive, che possono fare danni ad un fiume; insieme alle dighe, sono le responsabili dell'eliminazione del trasporto solido delle acque.

Che cosa vuol dire? Vuol dire che, se noi leviamo la sabbia e la ghiaia dal fiume, perché ci interessa per altri scopi industriali, poi questa non arriva a mare e dunque non è in grado di rifarsi le spiagge e dunque quelle spiagge vengono inevitabilmente erose.

I primi problemi, per quello che riguarda la salvaguardia delle coste, dunque l'erosione delle spiagge, nascono proprio qui, dove viene permessa un'attività, che in realtà andrebbe proibita.

Questa è la parte del fiume Tagliamento in cui dovrebbero essere realizzate le famigerate casse di espansione.

Che cosa sono in realtà? Sono delle aree in cui il fiume potrebbe essere portato, attraverso dei canali artificiali, ad accumulare le sue acque in caso di piogge troppo battenti, troppo frequenti, in pratica insomma quando ci fossero condizioni simili a quelle che nell'autunno del 1966 portarono alla sommersione, all'inondazione di Latisana più a valle.

Quest'area qua, straordinaria da un punto di vista naturalistico, ancora in pratica miracolosamente intatta, dovrebbe essere sconvolta dal prelievo di 5 milioni di metri cubi di ghiaia, che andrebbero a formare questa prima opera di difesa.

C'è però un'alternativa possibile a quella della cassa o delle casse di espansione. È quella studiata da alcuni ingegneri dell'Università di Bologna, che suggeriscono di ripulire e di rimettere in sesto definitivamente il Canale Cavrato, che è quello che si vede lì, dove c'è il culmine del meandro del Tagliamento.

La portata media del fiume è di 90 mc. al secondo, però quando si arriva in condizioni di piena si superano i 4 mila. Diciamo che si studia la piena per 4.500 mc. al secondo, onde evitare che questa invada Latisana. Questo basterebbe senza le casse di espansione a poter assorbire comodamente la piena prossima del Tagliamento.

Non è forse meglio un sistema di questo genere, piuttosto che invece affidarsi ancora una volta alle strutture rigide.

Abbiamo capito, ormai lo si capisce in tutto il mondo, in tutta Europa, che queste strutture non funzionano con i fiumi, che sono grandi elastici della Terra, che hanno bisogno di scegliere da soli dove muoversi e dove sfociare.

In questo caso siamo di fronte a uno dei pochi fiumi d'Europa che mantiene quel carattere di naturalità.

Forse, con questo sistema combinato di piccoli lavori su cose che già esistono, si può evitare quello che rischia di tramutarsi in un futuro scempio ambientale, perché non si conoscono i contorni futuri, cioè quanto possa incidere in futuro un'opera come quella che invece viene prevista da queste parti.

In realtà quella è la scelta migliore, quella di cercare piccoli aggiustamenti locali, lo sfruttamento delle opere già esistenti e quell'attenzione al fiume che i nostri antenati ci avevano già insegnato e che noi invece abbiamo dimenticato.

Grandi quantità di calcoli e capacità di previsione di quelli che possono essere gli schemi del comportamento del territorio: non esiste infatti una variabile più difficile da controllare del territorio stesso.

 

Stiamo adesso sorvolando la stretta di Pinzano, lungo il fiume Tagliamento. Eccola lì. Ora le giriamo attorno, perché questo è un punto cruciale per quello che riguarda le alluvioni del fiume e anche il suo deflusso vitale.

È il punto più stretto tra due colline calcaree, prima che il fiume trovi la sua strada direttamente al mare.

Qui si è pensato a qualche cosa: lo sbarramento artificiale del fiume, qualcuno avrebbe voluto impostare un'altra diga, come se non fossero sufficienti le altre che già ci sono più a monte, quando il percorso è ancora esoso.

Va ricordato che le dighe sono sempre un problema, provocano qualche vantaggio, è vero, quello per esempio di avere energia elettrica e riserve di acqua, però poi, inevitabilmente bloccano quei sedimenti che non arrivano al mare.

 

Ecco qua sotto, proprio vicino alla foce del Tagliamento, come dovrebbero finire i fiumi in mare, impaludando una grande zona, che qua peraltro è stata poi sfruttata da canali artificiali che hanno reso dunque tutta la foce una grande zona umida, zona di passaggio e di ristoro per gli animali migratori, soprattutto per gli uccelli, ma anche zona produttiva per gli uomini e in più zona che difende il retroterra dalle mareggiate, dalle alluvioni, dai venti di mare, una zona di passaggio tra il dominio del mare e il dominio del continente, che noi stiamo progressivamente cancellando dalla nostra penisola.

Se perdiamo il contatto con il grande padre dei fiumi alpini, non abbiamo perso soltanto un pezzo di natura, ma anche un pezzo di identità culturale di queste parti.

Siamo arrivati finalmente al mare.

Questo è l'Adriatico all'altezza di Bibione, cioè poco più a sud della foce del Tagliamento.
Questa è la spiaggia. Come si può vedere, dove il regime del fiume riesce a mantenersi naturale, la spiaggia non va in erosione e anzi viene ripasciuta naturalmente dai sedimenti del fiume e può essere sfruttata per usi turistici come possiamo vedere qui.
Altra cosa invece, più a nord della foce del Tagliamento, dove dalla parte di Lignano Sabbiadoro, per vari motivi, il delta tende ad essere aggredito dall'erosione, proprio perché il fiume non mantiene completamente il suo stato naturale e le correnti non sono disposte in maniera favorevole.
Qui cominciano le opere di difesa, questi pannelli messi perpendicolarmente alla linea di costa, consentono sì una conservazione della spiaggia, ma spostano il problema dell'erosione magari ancora più a nord.
Per risolvere quel problema dovremo dare modo al Tagliamento di riportare tutto il materiale solido che una volta portava, quello bloccato dalle dighe, quello rapinato dalle casse.
Risalendo il Tagliamento siamo arrivati adesso a Latisana, difesa dalle opere di barriera.
Passiamo sotto il ponte; qui si accumulano magari anche tronchi d'albero o resti delle piene precedenti; queste, naturalmente, sono quelle che provocano problemi quando la luce del ponte è bassa e si incastrano facendo una specie di muraglione, dunque costruendo un tappo che poi restringe l'alveo e il fiume stesso.
Per questo è necessario tenere puliti gli alvei dei fiumi, ma piuttosto da questa roba qui, che non dal materiale che invece naturalmente fa parte dell'equilibrio del fiume, cioè sedimenti che si depongono.
Per difendere Latisana. Si pensa a queste opere di espansione, legate all'espansione, che verranno fatte più a monte.
Si fa riferimento all'evento più tragico, che è quello del 1966, quando una gran parte dell'Italia nord-orientale finì sott'acqua, quando ci furono due metri di acqua alta a Venezia, l'alluvione a Firenze e tante altre condizioni meteorologiche e pluviometriche, assolutamente fuori dell'ordinanza.
La piena da cui ci si deve difendere in questo centro abitato ha una ricorrenza secolare, dunque non è un fatto di questi giorni.
Ecco anche il motivo per cui sorgono dubbi sulla costruzione di opere tanto importanti, per difendersi da un solo evento catastrofico.
Un tempo si pensava che le barriere, i ponti in cemento, gli argini fossero opere da fare comunque, nel caso in cui si volesse tenere sotto controllo il fiume.
Oggi abbiamo cambiato aspettativa. Non è più questione di tenerlo sotto controllo, perché bisogna superare quella vecchia indole dell'uomo che voleva dominare una natura che in realtà non può essere dominata, ma con la quale bisogna convivere nella maniera migliore possibile.
Ecco perché ci si domanda se proprio sul Tagliamento, fiume così importante dal punto di vista ambientale, non ci siano altri modi.
A parte il problema delle alluvioni, che comunque verrà risolto, il Tagliamento resta uno dei fiumi più naturali d'Italia ancora per un po'.
Ciò nonostante però, neanche qui ci sono quegli antichi abitatori dei corsi d'acqua, che un tempo erano diffusi in tutta la penisola: le lontre, per trovare le quali oggi bisogna spostarsi addirittura in un altro continente.

L'acqua è un elemento indispensabile alla vita, ma soprattutto alla vita di una specie, quella più in pericolo tra le 13 specie di lontre esistenti: la lontra gigante.

testo riportato fedelmente dalla puntata "Gaia il pianeta che vive" Paura dell'acqua - del 29/10/2005 Raitre
a cura di Lenna Giobatta, Socchieve (A.p.il.T.)

vedi anche l'articolo su Il Nuovo