FORUM delle ASSOCIAZIONI
per la tutela dei " MAGREDI del CELLINA " del Friuli Venezia Giulia


COMUNICATI STAMPA - RASSEGNA STAMPA 2005 - 2006 - 2007 - 2008
in aggiornamento continuo

MAPPA DEL SITO - rassegna stampa 2005 - 2006 - 2007


2008



da Il Messaggero Veneto del --/02/08
Aiuti alle aziende agricole che rispettano l'ambiente
Contributi speciali per chi è nell'area della Zps

 

 

 

Le località - definite Zone di Protezione Speciale, e spesso indicate con l'acronimo ZPS - sono state proposte sulla base del Decreto 25/3/2005 - pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana n. 168 dell'21 luglio 2005 - predisposto dal Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare ai sensi della direttiva 79/409/CEE

2007

 


da Il Messaggero Veneto Pn dell'11 maggio 2007
Area protetta nei magredi: la mappa delle zone vicolate
San Quirino. In anteprima il documento approvato dalla giunta regionale sulla dibattuta Zps
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Il Gazzettino On Line di Sabato, 5 Maggio 2007
Magredi tutelati, ma la zona dimagrisce

Pordenone -È stata istituita ieri dalla Giunta regionale - su proposta dell'assessore alle Risorse Agricole Enzo Marsilio - la Zona di protezione speciale (Zps) «Magredi di Pordenone», prevista dalla direttiva europea sulla conservazione degli uccelli. L'area - ridotta a 10mila ettari dagli originari 22mila dopo le proteste degli agricoltori - entra a far parte della rete «Natura 2000». Nel documento vengono fissate le iniziative per la predisposizione del Piano di gestione della Zps e per l'approfondimento d'indagine sull'«Important Bird Area» per l'individuazione degli habitat favorevoli all'insediamento dell'avifauna, con monitoraggio, cartografia e aggiornamento dell'uso del suolo. Per i Magredi (nella foto di Stefano Fabian le riprese di un documentario) vanno adottate tutte le misure per conservare le specie presenti e impedire modifiche dell'habitat.

Il Gazzettino On Line di Sabato, 5 Maggio 2007

Dopo le proteste degli agricoltori la Regione "dimezza" i territori in cui tutelare le specie di uccelli
Magredi, istituite le zone protette
Ma il consigliere Colussi contesta l'eccessiva riduzione dell'area: «Si è persa un'occasione»

Cordenons - Nasce la Zona di protezione speciale (Zps) dei Magredi . Dopo le numerose polemiche dei mesi scorsi, ieri la giunta regionale - riunita nel municipio di San Quirino - ha istituito su proposta dell'assessore all'Agricoltura Enzo Masrsilio la zona di protezione ambientale ai sensi delle direttive europee: un'area nella quale sarà prevista la conservazione di particolari specie di uccelli, in particolare l'Occhione, allo stato selvatico del territorio europeo. L'area magredi le - si estende da Cordenons, San Quirino, Zoppola, Vivaro fino a San Giorgio della Richinvelda e Spilimbergo - entra così a fare parte della rete "Natura 2000" assumendone gli obblighi previsti. Inizialmente la zona di protezione comprendeva circa 22 mila ettari di territorio. Una vasta area nella quale dovevano essere limitate anche le coltivazioni tradizionali. Per questo motivo sia le associazioni di categoria degli agricoltori, sia i sindaci del territorio erano "insorti". Nei mesi scorsi, all'esterno della sede della Regione di Pordenone, c'era stata anche una manifestazione contro la Zps organizzata dalla Coldiretti. Gli agricoltori contestavano le restrizioni, considerate eccessive, che sarebbero derivate dalla normativa europea su un'area così estesa. Restrizione che a detta delle categorie potevano comportare anche gravi conseguenze sulle coltivazioni. Per alcune settimane la Regione aveva "congelato" l'approvazione del provvedimento istituendo un gruppo di lavoro del quale hanno fatto parte le associazioni e le categorie economiche del territorio. Attraverso questo confronto si sono cercate delle soluzioni alternative che potessero consentire la salvaguardia ambientale rispondendo alle direttive dell'Unione europea, ma anche di rispondere alle necessità del mondo dell'agricoltura. Dal tavolo di confronto è uscita una mediazione che ha ridotto dai circa 22 mila ettari iniziali ai circa 10mila attuali. Con la delibera passata ieri, la Regione attiva le iniziative volte a individuare gli habitat favorevoli da realizzarsi attraverso azioni di monitoraggio delle specie di uccelli, dal completamento della Cartografia degli habitat e dell'aggiornamento dell'uso del suolo. A seguito di tale monitoraggio, sostiene la Giunta, la delibera è suscettibile di revisione. Pertanto nei territori individuati vanno adottate tutte le misure di preservazione e mantenimento e ripristino al fine di conservare tutte le specie presenti.

Ma la delibera della giunta che istituisce la Zps "dimagrita" ha già creato qualche malessere nella maggioranza regionale. Il consigliere di "Cittadini" Piero Colussi è molto critico nei confronti dell'iniziativa. «Siamo di fronte - ha detto - a un'occasione persa per più motivi. Dopo la prima proposta dei 22mila ettari si era scesi a una soluzione che ne prevedeva 15mila e che vedeva d'accordo anche i sindaci del territorio. Poi è però scattato il ricatto del mondo agricolo, in particolare da parte della Coldiretti che ha proposto una riduzione ulteriore. L'assessore ha ceduto alle richieste. E questo porterà sicuramente all'ennesima procedura di infrazione da parte dell'Unione nei confronti della Regione. Inoltre, è un'occasione persa poiché si doveva cominciare a discutere di un percorso di riconversione delle colture nelle aree magredi li, molte delle quali sono inadatte visto anche i gravi problemi con la siccità cui si è assistito negli ultimi anni».
Davide Lisetto


da Il Messaggero Veneto del 5 aprile 2007
Vivaro - Attese le decisioni sulla Zps a Vivaro



da Il Gazzettino di Giovedì, 22 Marzo 2007
Ecco perchè rispettare i Magredi

Alcuni consiglieri regionali e gli amministratori della Provincia di Pordenone stanno tentando di convincere l'avifauna che ancora vive sui Magredi di Pordenone a spostarsi, riducendo di due terzi il relativo habitat di riproduzione, alimentazione e sosta. Dai giornali apprendiamo che i rappresentanti di alcune associazioni agricole e alcuni amministratori locali hanno chiesto alla Regione di non rispettare le norme e le sentenze della Corte di Giustizia Europea, invocando presunti interessi economici per ridurre da 22mila a 8mila gli ettari della istituenda Zona di Protezione Speciale individuata ai sensi della direttiva 79/409/Ce; ma come ha più volte spiegato la Corte di Giustizia Europea, la perimetrazione non può essere fatta con valutazioni di tipo politico-economico e deve basarsi esclusivamente su un'analisi scientifica degli ecosistemi fondamentali per la sopravvivenza delle specie di uccelli tutelate. Invece di rendere più sostenibili le attività umane, garantendo la loro compatibilità con la conservazione degli ambienti naturali più significativi, alcuni amministratori pubblici preferiscono evidentemente ignorare i riferimenti giuridici e scientifici e arroccarsi per difendere solo le attività destinate a degradare un ambiente unico a livello europeo come quello dei Magredi. Infatti, a seguito di un repentino calo delle popolazioni di numerose specie di uccelli che vivono sul territorio europeo, l'Unione Europea, lo Stato Italiano e la Regione Friuli Venezia Giulia si sono impegnati a individuare le aree più importanti per l'avifauna a rischio e a modificare le attività umane che possono degradare il loro habitat e rendere irreversibile il declino della biodiversità con le conseguenti ripercussioni anche economiche su tutta la comunità umana. In più occasioni nel corso di questi decenni, la Lipu-BirdLife International su incarico della Commissione Europea, dello Stato Italiano e della Regione Friuli Venezia Giulia ha individuato le zone dove vivono gli animali considerati più a rischio - sia livello locale che a livello europeo - sulla base delle migliori conoscenze scientifiche esistenti e in collaborazione con i naturalisti che operano sul territorio. In base alle norme in vigore l'Amministrazione pubblica, la Regione in primis, ha l'obbligo di evitare il degrado delle aree già individuate e contestualmente dovrebbe predisporre un Piano di gestione che regolamenti solamente le specifiche attività che effettivamente possono danneggiare le specie a rischio.Attraverso il Programma di Sviluppo Rurale la Regione dovrebbe indennizzare adeguatamente gli agricoltori che eventualmente vedrebbero parzialmente ridotto il loro guadagno e contemporaneamente incentivare economicamente le attività agricole che hanno un'effetto positivo sulla conservazione delle specie e degli habitat naturali a rischio. L'unicità delle praterie aride dei Magredi con la particolare fauna e flora presente rappreseta un patrimonio che, se adeguatamente tutelato e valorizzato, potrebbe essere anche il volano di una serie di attività turistiche con positive ricadute su tutta l'economia locale. I Magredi e tutti i loro abitanti saranno, loro malgrado, il banco di prova per gli amministratori pubblici dove si verificherà la loro sensibilità nel capire il contesto economico e ambientale, sia locale che globale, in cui viviamo e nel contempo dimostrare la loro capacità di essere garanti degli interessi di tutta la comunità, senza cercare improbabili e costose vie per non rispettare le norme attuali e compromettere il futuro del nostro patrimonio naturale.
Ilario Zuppani - Lipu Friuli Venezia Giulia



da Il Gazzettino Online di Martedì, 27 Febbraio 2007
Convegno con l'assessore regionale Marsilio
Nitrati, è emergenza
Sotto accusa ormai da anni un pozzo in località Croce Bianca

Montereale Valcellina - Montereale Valcellina è il primo comune della Regione per "emergenza nitrati". Il primato, davvero poco invidiabile, è imputabile a un pozzo di Malnisio e non è una novità: per risolvere la situazione si era mossa anche l'amministrazione comunale precedente, retta da Nevio Alzetta, che aveva messo in moto una serie di provvedimenti atti a togliere Montereale dalla "lista nera" dei comuni inquinati. Se ne discuterà stasera alle 18 al centro Giacomello, dove l'assessore alle Risorse agricole Enzo Marsilio terrà una conferenza a cui sono invitati in modo particolare - ma non solo- gli agricoltori e allevatori di tutta la zona. Nell'occasione verranno esaminate anche altre problematiche di grande interesse: gli indennizzi per danni dovuti alla siccità, la Zps e la razionalizzazione fondiaria secondo la lr 16/2006). È il pozzo della località Croce Bianca a essere sotto processo: già cinque anni fa vi era stato effettuato un monitoraggio nell'arco di tutto il 2002, dopo che a un primo esame le sue acque erano risultate avere una concentrazione di nitrati ben oltre i 50 milligrammi per litro, la norma consentita. L'Arpa infine aveva suggerito di trovare nuovi pozzi, a monte e a valle di quello tenuto sotto controllo, e aveva inserito il comune nella lista delle municipalità "vulnerabili ai fertilizzanti agricoli", rendendola un caso unico in provincia e in compagnia solo di a Gonars. Ma mentre là il valore era rientrato nella norma, a Malnisio era rimasto troppo elevato: anche se fluttuava tra il superamento della soglia e «valori alti, ma rientranti nei parametri giusti, come nell'ultimo controllo effettuato» - rende noto l'assessore alle Politiche agricole del comune, Claudio Corba. La problematica va risolta: «L'importante è individuare con certezza l'origine dell'inquinamento, che potrebbe essere dovuta alle produzioni agricole, ma non esclusivamente - rimarca l'assessore Corba -, poi si può procedere con un piano d'azione. Il Comune ha interessato direttamente la Coldiretti e abbiamo già avuto incontri con l'assessore Marsilio e con l'Ersa, trovando ampia disponibilità a collaborare, nell'ottica della salvaguardia dell'ambiente e anche delle realtà produttiva locale» - conclude l'assessore.
Anna Vallerugo


da Il Gazzettino Online di Giovedì, 22 Febbraio 2007
Lettera - Allontanati dal tavolo delle zone Zps

Nella veste di presidente dell'Associazione Agricoltori desidero portare la nostra posizione sull'argomento Zps dei magredi del Cellina e di Pordenone pubblicato sul Gazzettino del 2 febbraio 2007. Innanzitutto intendo sottolineare che nella riunione della Camera di Commercio non era presente tutto il mondo agricolo della provincia di Pordenone. Un insensato quanto assurdo veto, sintomo di scarsa autonomia delle organizzazioni provinciali Coldiretti e Confagricoltura, impedisce alla nostra Associazione di partecipare unitamente agli sforzi per la risoluzione della problematica Zps. Ma poiché non possiamo obbligare nessuno a portare avanti le battaglie insieme a noi, ci siamo profusi nello sforzo di elaborare una nostra autonoma posizione. L'individuazione della Zps risale a diversi anni fa. Prima di esporre la nostra posizione, ci chiediamo dov'erano Coldiretti, Confagricoltura e CIA quando la Regione ha individuato l'area di protezione a cui ora si oppongono? Come Associazione ex Cia di Pordenone noi sottolineavamo, all'interno del nostro sistema associativo, la necessità di tutelare maggiormente l'impresa e la proprietà privata dei nostri associati agricoltori. La nostra fuoriuscita dal sistema Cia regionale e nazionale è dovuta anche a queste differenze di vedute, tra cui anche la invasiva politica ambientale, di cui la Zps ne rappresenta un'opzione, che sta sempre più interessando le scelte politiche della Unione Europea. Se le associazioni più sopra richiamate avessero dimostrato un serio interesse ed un'autonomia di scelta, come abbiamo fatto noi, probabilmente non sarebbe mai nata la problematica Zps. Ci permettiamo anche di sottolineare la scarsa praticabilità della richiesta fatta dalle associazioni di cui all'articolo richiamato. Come si può pensare che l'autorità politica, nell'individuare un'area per proteggere gli uccelli, possa localizzarla nell'alveo dei fiumi Cellina e Meduna, notoriamente privi di vegetazione, di alimenti e di acqua? Gli uccelli si rifugiano vicino agli insediamenti umani, notoriamente ricchi di vegetazione e di alimenti. Ci auguriamo che la loro iniziativa possa avere successo, ma la problematica Zps va affrontata, a nostro modesto avviso, in un'altra ottica. Nell'affrontare il tema Zps, Agricoltori Federati sta portando avanti una diversa proposta che si è sviluppata da un diverso approccio alla realtà. Come abbiamo avuto modo di sottolineare nel nostro convegno del 16 dicembre scorso noi non riusciamo a vedere nessuna antitesi tra uomo e protezione degli uccelli o degli habitat. In secondo luogo noi stiamo portando avanti una posizione antropocentrica e non naturocentrica. In terzo luogo non diamo alcun credito alle cassandre catastrofiste delle organizzazioni ambientaliste che vedono l'imminente distruzione della natura. Quindi per favorire la difesa dell'ambiente è necessario portare avanti la permanenza dell'uomo nel territorio e non prendere decisioni che ne limitano gli insediamenti. Inoltre pensiamo che la natura vada difesa con strumenti di ecologia liberale che pone l'accento sulla proprietà privata piuttosto che su interventi dirigistici quali quelli di cui stiamo trattando. Partendo da questa posizione ideologica di fondo, la nostra Associazione ha elaborato una diversa posizione sul tema Zps. Innanzitutto rigettiamo la politica regionale delle riduzioni parziali delle superfici vincolate che servano solo per accontentare qualcuno e dividere il fronte dei proprietari interessati, nel solco del classico dividi et impera. In secondo luogo riteniamo necessario battersi per respingere in toto il progetto Zps in quanto tale strumento è inutile, se non dannoso, per gli scopi per cui viene imposto e viola il diritto di proprietà privata dei proprietari. Rispettiamo e ammiriamo le scelte di chi, per suo interesse, voglia trasformare la propria proprietà in oasi di rifugio per gli uccelli o di conservazione degli habitat, ma respingiamo qualsiasi progetto che pretenda di coartare la volontà dei proprietari originariamente individuati. Se effettivamente vi è una possibilità di utilizzazione economica dell'ambiente così come vorrebbero far credere le autorità che vogliono adottare la Zps, i proprietari imprenditori non tarderanno a intraprendere le opportune iniziative. Per respingere il progetto Zps bisogna rendersi conto che è necessario riprendere in mano tutto il progetto che ha portato la Regione ad individuare quell'area e criticarne sia i presupposti scientifici, che ideologici che l'hanno sostenuto. È necessario quindi dotarsi delle professionalità giuridiche e tecniche che individuino i punti di debolezza dello studio che ha sostenuto la necessità dell'adozione di uno strumento di protezione dell'area. Per fare ciò è necessario unire tutte le forze perché sono necessarie considerevoli risorse per ribaltare le tesi che hanno sostenuto le scelte prese dalla Regione. A nostro avviso imboccare la scorciatoia della richieste della riduzione delle aree a vincolo, non solo non porterà a concreti risultati, ma ha anche il sapore, conoscendo le procedure che sottendono l'adozione di un'area di protezione, di creare solo fumo per mettersi la coscienza a posto nei confronti dei propri associati, pur sapendo che non si otterrà alcunché.
Giorgio Fidenato
Agricoltori federati Pordenone


da Il Gazzettino Online di Mercoledì, 21 Febbraio 2007
«Le misure sono state concertate» Zps, assicurazioni di Gerolin

San Giorgio della Richinvelda - (lp) Anche il consigliere regionale della Margherita Daniele Gerolin che ha la delega dell'assessore Marsilio ai rapporti con le associazioni del mondo agricolo - interviene nel dibattito sulle modalità di istituzione della zona di perimetrazione speciale dei Magredi, sotto i riflettori di tutto il comparto agricolo ed imprenditoriale in vista dell'applicazione in regione ed in provincia di Pordenone della direttiva europea per la tutela dell'avifauna. Nei giorni scorsi si sono moltiplicate le preoccupazioni per una futura legislazione regionale troppo restrittiva, che possa imporre limiti alla proprietà privata ed alla destinazione agricola di molte aree produttive delle terre magre, su tutte San Giorgio della Richinvelda e Vivaro. Niente di tutto questo esordisce Gerolin, che fa parte della commissione consiliare competente per l'agricoltura mi pare che gli argomenti messi in campo da chi ha lanciato l'allarme siano fuorvianti e possano essere tranquillamente e costruttivamente confutati. La Regione chiarisce il consigliere - nel recepire la direttiva europea si sta adoperando nell'applicare il principio per cui sviluppo economico e protezione della natura si possono coniugare senza conflitti e senza antitesi, come ha ribadito anche l'assessore Marsilio. Nei fatti continua Gerolin - tale principio si traduce in un disegno di legge che terrà conto anche delle proposte provenienti dal mondo agricolo: per questo si prevede che possono essere disposte misure specifiche di conservazione previa concertazione con gli enti locali e le categorie interessate. Si tratta di un principio di civiltà, che rispetta l'autonomia dei comuni in un'ottica di responsabilizzazione di tutti verso il problema della biodiversità. L'adeguamento alla direttiva Uccelli conclude Gerolin non deve essere considerato solo come un obbligo, ma un'occasione di crescita di tutto il sistema, che può uscirne maggiormente integrato e forte: un sistema nel quale la Regione opera nel convincimento che i vari interessi sono assolutamente complementari e mai contrapposti.


da Il Gazzettino Online di Martedì, 20 Febbraio 2007
"ZPS", LA PROVINCIA MAPPA

Ci sono le condizioni per riperimetrare le Zps - le zone di protezione speciale - all'interno delle aree demaniali e quelle già gravate di altri vincoli così da ridurre l'area precedentemente individuata in una di minore peso per l'agricoltura locale. L'assessore regionale Marsilio e i parlamentari pordenonesi saranno chiamati in commissione provinciale per conoscere le esigenze degli agricoltori e di conseguenza agire normativamente su questo tema assai delicato. Tutto ciò è emerso nel corso dell'incontro svoltosi in Provincia tra l'assessore all'agricoltura Renzo Francesconi, la Coldiretti (rappresentata dal presidente Valter Lucetta e dal vice Daniele Giacomel) e l'Unione cooperative con Livio Salvador. La Provincia ha presentato alcune mappe dalle quali emerge come le aree golenali, demaniali e vincolate abbiano una superficie totale di circa 10 mila ettari, avvicinandosi quindi alle 15 mila che la Regione ha proposto per il Friuli occidentale.

 


2006


Il Gazzettino On Line di
di Mercoledì, 27 Dicembre 2006
Zone di protezione speciale, presidio delle associazioni di categoria - Zps, Coldiretti in piazza

Coldiretti, Confagricoltura e Cia (Confederazione italiana agricoltori) di Pordenone saranno presenti con un presidio, in occasione della riunione operativa sulle Zps (Zona di protezione speciale) tra i rappresentanti delle amministrazioni comunali di Arba, Cordenons, Maniago, Montereale Valcellina, San Giorgio della Richinvelda, San Quirino, Sequals, Spilimbergo, Travesio, Vivaro e Zoppola e la Regione che si terrà oggi alle 10, a Pordenone, nella sede di rappresentanza della Regione. Le organizzazioni professionali agricole con questa iniziativa intendono avviare una mobilitazione a tutto campo, motivata dal tormentato iter registrato nel corso di tutti questi anni, che ha visto a partire dal lontano 2000 sino ai giorni nostri, il mondo politico emarginare le rappresentanze agricole dai processi decisionali nell'istituzione delle Zps di valenza comunitaria chiamata Rete Natura 2000. «Coldiretti, Confagricoltura e Cia di Pordenone - si legge in una nota - preso atto che le richieste di unità d'intento a sostegno del mondo agricolo verso le amministrazioni comunali interessate, sono poi sfociate in atti ufficiali, compresa la mozione approvata dal Consiglio provinciale, ritengono fondamentale organizzare il presidio per sostenere le amministrazioni comunali interessate e sensibilizzare la giunta regionale sulla grande preoccupazione degli imprenditori agricoli sul futuro delle proprie famiglie. Le richieste, nello specifico, di Coldiretti, Confagricoltura e Cia sono la riperimetrazione della Zps, con l'obiettivo di escludere da questa, gli insediamenti agricoli esistenti, limitando i vincoli alle sole aree demaniali, la partecipazione delle organizzazioni agricole nella stesura dei piani di gestione e nella definizione delle regole dopo l'adozione definitiva della Zps.


Guarda il VIDEO GR3 REGIONE di Mercoledì, 27 Dicembre 2006


da Il Gazzettino On line di Sabato, 16 Dicembre 2006
CONSIGLIO PROVINCIALE - Bilancio, calano entrate e spese

Bilancio di previsione 2007, sostegno economico ai distretti e approvazione di un documento per la richiesta di riduzione delle aree di protezione ambientale previste dalla nuova normativa regionale. Sono stati questi gli argomenti più importanti del consiglio provinciale riunitosi giovedì sera senza alcun tipo di ribaltone (almeno fino alla fine delle feste) per quel che riguarda le cariche leghiste all'interno dell'esecutivo. «Il documento contabile ha spiegato l'assessore alle Finanze Giuseppe Pedicini si caratterizza per la contrazione delle entrate, che abbiamo gestito razionalizzando le spese, oltre che per l'ammodernamento delle attività». Nell'analisi del documento, che sarà approvato nella prossima seduta del 21 dicembre, Pedicini ha ricordato che il bilancio pareggia con circa 105 milioni 492mila euro, di cui 50 milioni per parte corrente e 49 milioni per la parte di investimenti. Tra le innovazioni indicate dall'assessore la sostituzione del parco auto con dei mezzi a noleggio, un più intenso utilizzo delle tecnologie informatiche e la ridefinizione delle partecipazioni dell'ente. Pedicini ha anche rassicurato che non sarà messa mano alle tasse. Approvata all'unanimità dal Consiglio l'adesione della Provincia alle tre agenzie per lo sviluppo dei distretti del coltello di Maniago (7.500 euro), della meccanica e componentistica di Pordenone (ventimila euro) e del mobile di Brugnera (4.500 euro). Sulla questione della normativa europea adottata dalla Regione per definire le aree oggetto di tutela ambientale (la nota Zps che insisterà su circa ventimila ettari di terreno in dodici comuni della provincia), il gruppo di Alleanza nazionale ha proposto di riaprire la discussione con la Regione, per ridurre in confini di protezione. La maggioranza (astenuti i Ds) ha votato un documento con cui chiede di delimitare all'interno dell'area solo la zona del torrente Cellina, Meduna e Colvera, con le relative aree di pregio. Andrebbero invece escluse tutti i settori in cui sono presenti attività agricole intensive o zone produttive



da Il Gazzettino On line di Domenica, 10 Dicembre 2006
SAN MICHELE AL TAGLIAMENTO/BIBIONE
Bornancin: «Con gli esposti si esagera» Il sindaco irritato per il frequente ricorso alla Procura. L'ultimo caso, il Piano per l'arenile

San Michele "Non è possibile che per ogni osservazione si ricorra agli esposti. Penso ci siano più documenti del Comune di San Michele al Tagliamento in Procura a Venezia che negli archivi del municipio. È uno spreco di tempo per tutti e un modo di fare incivile". Il sindaco Sergio Bornancin sfoga la sua irritazione per quello che considera "il malcostume degli esposti" dopo l'ennesimo ricorso alla Procura della Repubblica effettuato dal locale Comitato Difesa Territorio. A essere sotto accusa è questa volta il Piano particolareggiato dell'arenile di Bibione dove, a detta del Comitato, la percentuale delle aree "libere", ossia usufruibili dalla collettività, sarebbe inferiore a quella prevista per legge: alcune di quelle individuate dal Comune, situate nella zona Est e alla fine del Camping Capalonga, non potrebbero infatti essere utilizzate davvero liberamente, perché inaccessibili. "L'Amministrazione sta cercando con la Regione di trovare una soluzione al problema - ha spiegato Bornancin - Ovviamente vogliamo rispettare la legge e le associazioni sono già state avvisate che, se sarà necessario, alcune concessioni verranno tolte agli attuali gestori per creare nuovi spazi liberi: la nostra intenzione è però che questi ultimi non vadano a scapito di turisti e pendolari. Quanto alla zona Est è stato il Genio civile regionale a suggerirci, per iscritto, di coinvolgerla nel Piano, indipendentemente dal fatto che sia Sic o Zps . Il consiglio comunale, che dovrà prendere una decisione, valuterà tra tutte le alternative possibili". Quanto al riempimento della Lama del Revellino ipotizzato dal Comitato, il sindaco respinge l'accusa al mittente: "Non mi risulta proprio - ha proseguito Bornancin - il Revellino è stato solo oggetto di manutenzione per evitare che la sua bocca si occludesse a causa delle mareggiate e della sabbia portata dal vento. In quel caso sì che si sarebbe interrato". E sempre in riferimento agli esposti alla Procura della Repubblica, nel corso dell'ultimo consiglio comunale è stata confermata la presenza di indagini sul Piruea dell'ex zona Pep di Bibione, approvato in consiglio comunale, senza voti contrari, circa 3 anni fa. "Gli esposti sono sempre seguiti dalle verifiche della Procura - ha precisato Bornancin - e visto che a San Michele ce ne sono stati per ogni variante approvata, dalle terme al progetto integrato, è ovvio che ci siano indagini. È legittimo fare segnalazioni, ma l'esagerazione non è corretta, perché è sempre accompagnata dal venticello della calunnia. Alla base c'è una questione solo politica: e in quanto tale dovrebbe essere lasciata su un piano esclusivamente e strettamente politico".
Jennifer Colusso



Il Gazzettino On Line di
Sabato, 9 Dicembre 2006
Si chiede l'esclusione dalla Zps di aree occupate da attività produttive, coltivazioni e centri abitati
«Limitiamo le zone protette» La richiesta inoltrata dal Comune alla Regione dopo l'approvazione di un documento

Spilimbergo - Zona di protezione speciale, il Comune di Spilimbergo non ci sta e approva un documento con cui si chiede alla Regione di limitarla alle sole aree dei torrenti Cellina e Meduna, con l'esclusione "di tutte le aree occupate da attività produttive, infrastrutture stradali, colture e seminativi, colture specializzate e di pregio, centri abitati in genere". La vicenda prende le mosse nel lontano 1979, quando fu emanata la prima direttiva europea a riguardo; ma poi la cosa era caduta nel dimenticatoio, fino a che sotto minaccia di sanzioni la Regione non ha avviato all'ultimo momento una procedura urgente per porvi rimedio, senza però un adeguato coinvolgimento degli enti locali e delle categorie interessate. Due i problemi principali: il primo sono i danni che ne derivano alle attività produttive, in modo particolare a quelle agricole nelle zone interessate; il secondo è il malumore delle persone coinvolte loro malgrado. La situazione è stata illustrata in consiglio comunale dall'esponente Renzo Francesconi, che ben conosce il tema in qualità di assessore provinciale all'Agricoltura. Presenti tra il pubblico anche diversi rappresentanti degli agricoltori. Francesconi ha sottolineato come «la prima fase, cioè la scelta preliminare in base a criteri scientifici, si è svolta senza la partecipazione della collettività. Perciò essa è stata percepita dalle persone interessate come una decisione presa ignorando i proprietari e gli utilizzatori delle aree in questione». Inoltre «il Comune di Spilimbergo, assieme agli altri Comuni della nostra provincia interessati, è stato informato di tale decisione solo dopo l'individuazione del perimetro dell'area da tutelare, senza di fatto aver permesso di maturare alcun consenso sociale sulla intera operazione». Nel complesso sono interessati circa 20 mila ettari utilizzati anche per colture di pregio (in particolare vigneti e frutteti), zone artigianali e industriali, sedi stradali, centri abitati e così via, che coinvolgono anche Spilimbergo: metà del territorio comunale rientra nella Zps . Altro elemento, che sta destando grande preoccupazione tra gli amministratori pubblici, operatori economici e sociali e i privati dell'area interessata, è "l'incertezza dei vincoli che potranno essere posti nelle aree oggetto di perimetrazione, che, di fatto possono diminuire notevolmente il valore delle proprietà interessate oltre che limitare notevolmente l'utilizzo delle aree stesse". Su questa posizione in linea di massima di sono schierate tutte le forze politiche, con l'eccezione dei gruppi di centrosinistra, che però non hanno partecipato al voto, più per motivi di metodo che di sostanza. Il consiglio comunale ha quindi approvato un ordine del giorno in cui si chiede alla Regione di restringere notevolmente il perimetro della Zps . Il documento sarà inoltre inviato anche ai sindaci dei Comuni interessati, per un loro coinvolgimento nella protesta.
Claudio Romanzin


Venerdì, 8 Dicembre 2006
INCONTRO A BORCA
Confronto sui piani di gestione delle aree a tutela ambientale


(Bdv) Per i SIC e le ZPS , le ultime sigle che vogliono dire, sinteticamente, ecologia e tutela ambientale, si è giunti alla delicata fase della stesura dei piani di gestione. Venerdì prossimo 15 dicembre alle 18 in comunità montana della valle del Boite si parlerà proprio di questo, dei siti di interesse comunitario e delle zone di protezione speciale che interessano il territorio. Sarà un incontro affollato per la presenza, oltre che dell'assessore provinciale Irma Visalli e dell'assessore regionale Oscar De Bona, delle numerose associazioni che operano in valle del Boite e che discuteranno della possibilità di modifica delle perimetrazioni, delle modalità di cooperazione tra enti locali, regione, regole, riserve di caccia, delle opportunità di accesso ai finanziamenti specifici per gli enti inseriti nelle aree Sic e Zps , della istituzione di un tavolo tecnico-amministrativo, paritetico, tra gli enti interessati. Come è noto, il consiglio dei ministri dell'Unione Europea, con l'obiettivo di promuovere la tutela e la conservazione della diversità biologica presente nel territorio degli stati membri, ha istituito un sistema coerente di aree denominato Rete Natura 2000. La rete ecologica si compone di ambiti territoriali designati come siti di Interesse comunitario (S.I.C.), che al termine dell'iter istitutivo diverranno zone speciali di conservazione (Z.S.C.), e zone di protezione speciale (Z.P.S.) in funzione della presenza e rappresentatività sul territorio di habitat e specie animali e vegetali indicati nella direttiva "Habitat". L'Italia ha quindi recepito la direttiva europea regolamentandone l'attuazione da parte dello Stato, delle Regioni e Province Autonome. Le regioni italiane hanno proceduto quindi alla individuazione ed alla perimetrazione delle aree S.I.C. e Z.P.S., trasmettendone l'elenco al ministero dell'ambiente il quale lo ha trasmesso, a sua volta, all'unione europea. Ora si tratta non solo di dare ampia visibilità alle normative ma anche di prendere contatto con i contenuti delle direttive, sulla base delle esigenze del territorio e in vista della redazione dei piani di gestione.



da Il Gazzettino On Line di Martedì, 5 Dicembre 2006
«Vogliamo aprire un dibattito sulle Zone di protezione speciale, oggi sono anacronistiche»
Magredi, lo strappo del sindaco
Della Mattia sposa la richiesta degli agricoltori: ridurre le aree di tutela stabilite dalla Ue


San Quirino- Mettere mano alla perimetrazione definita dall'Unione europea, riducendo le aree di tutela Magredi alle zone dei greti dei fiumi, con esclusione dei territori occupati dalle aziende agricole. È questa la richiesta presentata alla Regione delle associazioni di categoria degli agricoltori. Una richiesta a cui si è associata l'amministrazione comunale di San Quirino, come è emerso nel corso dell'ultima seduta del consiglio comunale. «Si tratta di una decisione provocatoria, che ha l'obiettivo di aprire un confronto tra gli attori coinvolti nel progetto delle Zone di protezione speciale». È così che il sindaco di San Quirino, Corrado Della Mattia, spiega la recente approvazione del documento che, firmato da Confagricoltura, Confederazione italiana agricoltori e Coldiretti, mette in discussione il progetto della Zona a protezione speciale (Zps ) frutto delle linee guida dettate dalla Lipu. Della Mattia è stato il primo sindaco a approvare il testo che le associazioni hanno inviato a tutti i Comuni su cui ricade la nuova direttiva europea per la tutela del territorio. E lo stesso Della Mattia ha spiegato le motivazioni che hanno indotto gli agricoltori a redigerlo e l'amministrazione comunale da lui guidata a sostenerlo, dopo che già durante le assise comunali maggioranza e opposizione erano giunte a un accordo per richiedere una revisione meno drastica del documento europeo.«È necessario riprendere in mano il progetto spiega Della Mattia dal momento che le direttive che ne derivano sono frutto di un'analisi che si è basata su mappature orami datate. A dimostrazione di questo l'inclusione all'interno della Zps di aree da tempo trasformate in terreni agricoli o addirittura utilizzate per le esercitazioni militari. Le descrizioni fatte dalla direttiva europea molto spesso non coincidono con la condizione reale di quei territori (20 mila ettari in tutto), segno di un'analisi poco attendibile».Ecco perché propone la costituzione di un tavolo permanente di confronto che comprenda tutti gli attori coinvolti nell'intervento, dai sindacati degli agricoltori ai comuni, fino alla Regione. «È quest'ultima aggiunge che deve mostrarsi aperta al dialogo, dal momento che fino a oggi non è riuscita ad ascoltare le esigenze di tutti. Intraprenderemo tutte le azioni possibili perché ciò si realizzi». Secondo Della Mattia è anche auspicabile una più seria analisi del territorio attraverso cui definire nel dettaglio quelle che sono le zone che necessitano di una reale protezione.Una critica è immediatamente arrivata dal capogruppo di opposizione Stefano Santarossa (Unione per San Quirino), il quale sottolinea che «questo repentino cambio di posizione del sindaco non porta da nessuna parte e, al contrario, appare come una chiara mossa elettorale in vista delle prossime regionali. Sappiamo che le disposizioni europee devono essere applicate e a nulla valgono queste prese di posizione, senza contare il fatto che il documento approvato va contro la salvaguardia dei Magredi».
Stefania Del Zotto



da Il Gazzettino
On Line di Martedì, 28 Novembre 2006
Il Serva e le sue praterie torneranno ...

Belluno - Il Serva e le sue praterie torneranno all'antico splendore. Un progetto del loro recupero, predisposto dalla Comunità montana Belluno-Ponte nelle Alpi, è stato finanziato dalla Fondazione Cariverona con 100 mila euro. La riqualificazione ambientale riguarda aree classificate Sic/Zps dalla Comunità europea per la loro biodiversità. Si tratta di 9 ettari in tutto: 5 alla base della famosa Bocca del Rosp, 2 intorno alla casera i Ronch e 2 di bosco piuttosto degradato. Una volta i prati si sfalciavano, perché il fieno era prezioso foraggio. La montagna sembrava un giardino. Oggi, invece, regna l'abbandono in molte zone della montagna-simbolo dei bellunesi. Tra l'altro oggi questa zona è inserita nelle Rete Natura 2000 e risponde, per le sue caratteristiche, all'esigenza di valorizzare gli ambienti di prateria. Nel progetto, che complessivamente costa 200 mila euro, rientra anche il recupero della casera i Ronch (nella foto) dietro il Serva, da anni abbandonata. Dove le pecore non vanno più da tempo, l'erba è cresciuta senza freno, spesso infestata dallaDeschampsia, una specie di pianta che finisce per soffocare le zolle. Oltre che le praterie della zona di Col delle Breghe e de i Ronch, nella parte bassa del Serva, il progetto prevede il recupero di tre pozze per la raccolta dell'acqua, alle quali gli animali potranno abbeverarsi. Il presidente della Comunità montana, Luigi Roccon, si dice molto soddisfatto del progetto globale di miglioramento del pascolo e quindi del paesaggio, visto che a ricade all'interno del Parco nazionale delle Dolomiti Bellunesi, e grato alla Fondazione Cariverona per il contributo concesso. F.O.


Il Gazzettino On Line di Venerdì, 24 Novembre 2006
SAN QUIRINO La presenterà il primo cittadino dopo i timori espressi dalle categorie economiche
Zps, richiesta di riduzione alla Regione

San Quirino - (sdz) È stata una riunione affollata quella che l'amministrazione ha organizzato mercoledì con cacciatori e agricoltori. Obiettivo, discutere le ricadute del la nuova normativa europea in materia di ambiente. Le ripercussioni della Zona di protezione speciale spaventano anche le associazioni di categoria san quirinesi. Tanto che il sindaco Corrado Della Mattia ha voluto convocare un'assemblea pubblica in cui ha sottolineato «di essere molto preoccupato dalla presa di posizione della Regione». Secondo quanto definito dall'esecutivo di Trieste, saranno circa ventimila gli ettari di terreno, distribuiti in dodici comuni, oggetto di protezione ambientale e quindi di limitazioni a diversi tipi di attività: no al transito in strade che non siano statali, provinciali o comunali, allo sfalcio dei prati e al pascolo in precisi periodi dell'anno, alla circolazione di cani senza guinzaglio e a manifestazioni motociclistiche. Della Mattia si è detto intenzionato a presentare in Regione una richiesta di riduzione dell'area san quirinese che andrà sotto tutela: «È necessario farsi sentire anche attraverso azioni significative quali gli esposti». Secondo il consigliere regionale Isidoro Gottardo (Fi), intervenuto all'incontro, «è necessario fare sistema con le amministrazioni comunali perché solo in questo modo saremo ascoltati». Il documento da inviare in Regione sarà presentato in occasione del consiglio di martedì, in cui si parlerà anche di assestamento di bilancio e approvazione di due convenzioni con la scuola materna e di un ordine del giorno di "Unione per San Quirino " sulla proposta di un concorso di idee per la riqualificazione del Centro culturale.


Il Gazzettino On Line di Mercoledì, 22 Novembre 2006
VIVARO Dal Consiglio via libera a qualsiasi iniziativa lecita contro l'estensione della Zona a protezione speciale
Carta bianca al sindaco per fermare la Zps

Vivaro - (lor.pad.) Il Consiglio comunale di Vivaro, riunito in seduta straordinaria, ha approvato all'unanimità un documento che dà mandato al sindaco Ezio Cesaratto e alla sua Giunta di intraprendere ogni iniziativa lecita a tutela degli interessi dell'ente e dei suoi cittadini, nel caso in cui la delibera dello stesso esecutivo comunale inoltrata in Regione la scorsa settimana - venisse anche solo parzialmente disattesa in ordine alla ricomprensione di ulteriori territori all'interno della zona Zps "Magredi di Pordenone" da parte di superiori organi regionali, nazionali o comunitari. Inoltre, lo stesso primo cittadino avrà facoltà di intraprendere tutte le iniziative tecniche, politiche, civilistiche, amministrative e legali volte alla tutela degli interessi generali e particolari della comunità. Con questo messaggio di intransigenza verso gli organi superiori si conclude la prima fase del dibattito che ha animato la comunità di Vivaro in merito alla possibile ipotesi di delimitazione della maggior parte del territorio del comune all'interno della Zona di protezione speciale "Magredi di Pordenone". Cittadini e amministratori lamentano l'assoluta carenza di coinvolgimento dei diretti interessati a livello locale nelle fasi di designazione delle zone, carenza peraltro fortemente sconsigliata dalla stessa Comunità europea. La parola passa ora alla Regione, che dovrà assumere le iniziative necessarie a garantire Vivaro da possibili ripercussioni negative rispetto a un perimetrazione troppo vasta, considerata una catastrofe da tutte le categorie economiche.


Il Gazzettino On Line di Domenica, 12 Novembre 2006
IL PROGETTO - Alleanza tra Comuni per salvare i Magredi

Cordenons - (sdz) Un accordo per il recupero dei Magredi tra i comuni di Cordenons, San Quirino, Zoppola e San Giorgio della Richinvelda. È questo il tema dell'incontro svoltosi ieri tra i sindaci delle quattro amministrazioni comunali che nei prossimi giorni valuteranno la possibilità di istituire un'associazione intercomunale (Aster): «Il fattore che ci lega ha spiegato il sindaco di Cordenons Carlo Mucignat è il fatto di avere caratteristiche territoriali simili, con il passaggio dei fiumi Meduna e Cellina. L'idea di metterci insieme nasce dalla volontà di stendere un progetto comune per la salvaguardia e la valorizzazione dell'ambiente». Tra le ipotesi, quella di recuperare il vecchio progetto europeo "Life Magredi" che, ancora praticabile, consentirebbe di accedere a finanziamenti per interventi vari che vanno dalla ricostruzione ambientale alla promozione di attività economiche quali agriturismi. L'impegno, per cui gli amministratori avranno una settimana di tempo, è quello di elaborare proposte di intervento che poi verranno discusse e valutare in vista di un progetto condiviso. «Si tratta di un'associazione ha aggiunto il sindaco di San Quirino Corrado Della Mattia che mette insieme i comuni che si trovano nell'area intermedia tra il conurbamento e il mandamento e che potrebbe favorire lo sviluppo di una nuova pianificazione territoriale». L'ipotesi di un Aster tra i quattro comuni è resa possibile dal numero di abitanti complessivo, superiore ai 30mila come prevede la normativa, e non esclude la partecipazione anche ad altre associazioni analoghe. Tra le ipotesi potrebbe esserci anche l'allargamento alla collaborazione con il Comune di Pordenone. Intanto la prossima settimana si svolgerà un nuovo incontro, in occasione del quale ciascuna amministrazione comunale indicherà le proprie priorità. Si tratta di un progetto che conta di elaborare piani di recupero ambientale finanziati a livello europeo da calare all'interno della Zona a protezione speciale (Zps ), le cui limitazioni saranno presto applicate.


da Il Messaggero Veneto del 11 Novembre 2006
Ecomuseo, confini da correggere




Il Gazzettino On Line di Mercoledì, 8 Novembre 2006
VIVARO È la richiesta di un consigliere di minoranza Consiglio straordinario sul problema delle Zps

Vivaro - La questione delle Zps (zone di protezione speciale) non va giù a molti cittadini di Vivaro e il capogruppo di minoranza Gabriele Tolusso ha chiesto la convocazione di un Consiglio comunale straordinario (eventualmente aperto alla popolazione), per discutere del problema. La richiesta è stata depositata in municipio ieri, ma non è detto che il sindaco Ezio Cesaratto la accetti (il regolamento non garantirebbe la convocazione con la richiesta di un solo consigliere). Secondo i bene informati, la questione non sarà però relegata all'eventuale discussione nelle assise municipali, ma se i vincoli imposti dall'Unione Europea si dimostrassero troppo stringenti c'è chi è già disposto a ricorrere sia al Tar, sia alla Corte di Giustizia Europea. Nell'intera provincia solo il territorio di Vivaro è interessato per oltre l'80 per cento da questa nuova delimitazione e da questi vincoli; per quanto riguarda i comuni limitrofi, sono interessati per una piccola parte anche San Quirino, San Giorgio della Richinvelda, Arba, Maniago e Spilimbergo: «Non vorremmo che la Regione si volesse sollevare da eventuali sanzioni comunitarie hanno spiegato alcuni cittadini contrari alla perimetrazione del territorio - scaricando queste incombenze totalmente nel territorio di Vivaro, piccolo Comune che non ha la forza per difendersi da abusi». «Non esiste un'informazione chiara e corretta sui vincoli che saranno imposti ha invece dichiarato il capogruppo di minoranza e c'è il timore che pagheranno serie conseguenze tutte le attività locali. Noi per primi siamo attenti alle esigenze dell'ambiente, ma prima di pensare all'"occhione" occorre preoccuparsi delle 1.200 persone che a Vivaro vivono e lavorano». Cerca di gettare acqua sul fuoco il sindaco Cesaratto, che però non le manda a dire al capogruppo di minoranza: «Tolusso forse non ha seguito bene la situazione ha esordito -. La Giunta comunale, con parere favorevole dell'intero gruppo di maggioranza, ha già predisposto il 26 ottobre una delibera inviata alla Direzione regionale, nella quale motivata la nostra parziale contrarietà. Inoltre, proprio Vivaro ha ospitato un incontro coi sindaci interessati e sono state fatte quattro serate informative». Cesaratto ha anche ricordato la promessa dell'assessore regionale Marsilio, il quale ha prospettato la possibilità di graduare i vincoli: rigidi nell'area del Sic e inalterati nelle altre zone del Comune.
Lorenzo Padovan


Il Gazzettino On Line 5 Novembre 2006
lettera : La tutela delle zone speciali

La Regione avvia iniziative volte a informare i residenti in merito alle disposizioni previste dall'articolo 2 della legge 17/2006, riguardante l'istituzione, entro 60 giorni, dell'Iba 053 (Importan bird areas), quale Zona di protezione speciale (Zps ) "Magredi di Pordenone", che interessa ben 12 Comuni, con oltre 20 mila ettari sottoposti alle misure di conservazione. Per quanto riguarda il territorio in Comune di Spilimbergo, è quasi tutto lavorato, con significative superfici destinate a colture intensive irrigate, quali seminativi, vigneti e frutteti e la poca boscaglia che si è venuta a costituire è frutto anche di interventi artificiali, come chiaramente indicato dai vari abeti rossi, cipressi, betulle, robinie, canne palustri, ecc.. Ramificata è invece la presenza di numerose aziende agrarie, ben dotate di strutture meccaniche, che certamente non tutelano la presenza di una certa fauna interessante, con l'aggiunta di congrue irrogazioni di antigritogramici e veleni di varia natura. Che dire poi della super strada Cimpello - Sequals, che ha devastato i terreni in cui è posizionata, che ancora si potevano considerare interessanti sotto il profilo faunistico e floristico. Di fatto, invece, il passaggio degli automezzi, incrina la tranquillità della fauna. Pertanto cosa si vuole tutelare se la fauna rara e locale, occasionalmente presente quando la zona era ancora a tratti integra con modesta presenza magredile, con tipica fauna quale: l'Occhione, il Santimpalo, la Totavila, l'Ortolano, l'Averla cenerina che non si vedono più. In che modo la Lipu ha potuto verificare la presenza di queste specie, se non mediante un progressivo censimento con avvistamento e cattura autorizzato dalla regione con la presenza fisica degli operatori. Mai visti, né si è potuto notare la presenza di esperti del settore finalizzati ai relativi censimenti. Allora il senso delle misure di conservazione con una perimetrazione eseguita da una associazione non certamente super partes, qual è la Lipu. L'adozione e la costituzione dell'Iba 053 non ha avuto il placet di tutti i portatori d'interesse, ma è stata propinata di forza e blindata, tale da non avere la possibilità di una qualsiasi modifica. Considerato che il decreto interministeriale 251 del 16 agosto è stato ritirato, dal 17 ottobre non sono più efficaci le misure di conservazione relative all'articolo 22, comma 1), ripristinando di fatto il decreto "Ronchi" del 1996. Pertanto, le sette Zps regionali saranno equiparate alle aree protette, a norma della Legge 394 del 6 dicembre 1991, dove si fa divieto di effettuare l'esercizio venatorio, verificato che la nostra Regione non aveva inteso produrre un proprio regolamento, come invece ha fatto la Regione Veneto.
Graziano Ponzi


Il Gazzettino On Line di Domenica, 5 Novembre 2006
AMBIENTE

Per l'Arcicaccia la giunta regionale del Friuli Venezia Giulia non è una specie protetta. Non basta l'assonanza politica (entrambe guardano al centrosinistra) per evitare che finisca nel suo mirino. E che prema il grilletto. «Non diamo cambiali in bianco a nessuno - dice il presidente nazionale dell'associazione, Osvaldo Veneziano, giunto appositamente nel Nord Est per affrontare la questione delle Zps - ma siamo attenti ai valori e ai comportamenti. Come Arcicaccia siamo molto preoccupati della situazione in Friuli Venezia Giulia. Non vediamo la concertazione che ci aspetteremmo con ambientalisti e agricoltori, non vediamo il piano faunistico, non vediamo il supporto scientifico alla gestione della fauna. Dov'è l'istituto faunistico? Non vediamo le risorse per i ripristini faunistici. Che fine ha fatto la legge 30? Un testo che è ben scritto e contiene molte cose validissime, ma non è mai stato applicato». «Quello che si sta facendo attualmente non è gestione corretta della caccia e della fauna - continua Veneziano che a Pulfero ha partecipato a una riunione dei cacciatori tenendo una conferenza stampa - ma politica delle corporazioni, voto di scambio. E si va contro gli interessi stessi della caccia. La questione delle le Zps (le zone a protezione speciale, previste dall'Unione europea, ndr) è emblematica di questo modo di gestire l'ambiente. Si mandano i cacciatori allo sbaraglio, senza una legislazione chiara, nelle condizioni di essere perseguibili penalmente. Si rischia di non avere i fondi di sviluppo rurale, 8,3 miliardi di euro per i prossimi sette anni da dividere fra le regioni e incorrere in una serie di infrazioni alle norme Ue. E le regioni che non sono in regola rischiano di pagare questa inadempienza a spese degli agricoltori». Il presidente dell'Arcicaccia è anche consigliere nazionale dei Ds, ma non ha nessuna indulgenza di parte. «Da una giunta di centrosinistra mi aspetto comportamenti diversi - accusa - non latitanze dell'assessore competente. Mi aspetto che venga attuata la legge 30, non che mi dicano che presto faremo delle riforme, delle norme. Che cosa vuol dire, che finora non ce ne sono?». «Altre regioni si sono date da fare - prosegue - in tempo brevi hanno adeguato le loro normative a quelle nazionali e europee. In alcuni luoghi, come Siena, si è aperto un circuito virtuoso considerando un valore autentico la qualificazione del paesaggio riconosciuta dall'Ocse per la presenza della selvaggina. In Friuli ci sono potenzialità enormi. Vanno sfruttate, non lasciate degradare per inseguire interessi particolari. E ricordo che il divieto a usare munizioni di piombo nelle aree umide è in vigore dal primo settembre. E' una direttiva comunitaria, ma su questa questione, che comporta cambiamenti tecnici e comportamentali, non c'è nessun accenno». Arcicaccia ha promosso un convegno che si terrà in regione a breve termine, con Legambiente, Cia e aperto a tutte le componenti del territorio per dibattere questi temi e per mandare un ulteriore messaggio alla Regione. «In questo modo si innescano soltanto logiche integraliste e corporative, e si trasferisce la responsabilità dall'istitutzione al cittadino». Umberto Sarcinelli


Il Gazzettino On Line di Sabato, 4 Novembre 2006
AMBIENTE Marsilio e la tutela delle aree Zps: «Le norme saranno stilate nelle prossime settimane»

San Quirino - Un incontro chiarificatore in cui l'assessore regionale alle Risorse naturali, Enzo Marsilio, ha spiegato ai sindaci dei Comuni inseriti nella Zona di protezione speciale le implicazioni della nuova normativa europea. Si è svolto ieri pomeriggio a San Quirino e proprio in occasione dell'incontro Marsilio ha precisato alcuni importanti aspetti della disposizione imposta dall'Unione europea, dopo le perplessità espresse nei giorni scorsi dai Comuni e da diverse associazioni di categoria. Innanzitutto i confini circa 20 mila ettari di terreno distribuiti in dodici comuni della Destra Tagliamento, da Cordenons a Maniago, da San Giorgio della Richinvelda a Spilimbergo saranno difficilmente ridotti come richiesto dalle associazioni di categoria e dai Comuni. E questo perché la sentenza della corte europea è chiara e non ammette strappi alla regola, a meno che non siano documentate delle evidenti incongruenze. Tuttavia Marsilio ha anche precisato che il piano di attuazione della Zps , a cui la Regione ha dato seguito con l'approvazione della legge n.17 del 2006, dovrà essere accompagnato da una serie di norme di salvaguardia che saranno stilate nelle prossime settimane. A riguardo l'assessore ha aggiunto che queste saranno suddivise in disposizioni rigide applicate nell'area prettamente magredile, e disposizioni flessibili da calare nelle aree dove sono in corso attività economiche. La stesura delle norme, ha aggiunto Marsilio, verrà realizzata tenendo in considerazione le osservazioni dei vari portatori d'interesse e proprio per questo motivo ha sollecitato i Comuni a presentare eventuali precisazioni. Le Zps vengono individuate dalla Regione per tutelare i territori di particolare rilevanza ambientale. In Friuli Venezia Giulia ce ne sono già sette e dalla seconda metà di novembre ne verrà istituita una anche per i Magredi pordenonesi dove entreranno in vigore nuovi divieti, pena il pagamento di pesanti sanzioni. No al transito in strade che non siano statali, provinciali o comunali, allo sfalcio dei prati e al pascolo in precisi periodi dell'anno, alla circolazione di cani senza guinzaglio e a manifestazioni motociclistiche, sono solo alcune delle direttive previste dalla normativa. In occasione dell'incontro i sindaci presenti hanno anche assunto l'impegno di ritrovarsi nelle prossime settimane per discutere l'eventuale ipotesi di un progetto europeo di valorizzazione turistica dei Magredi.


da Il Gazzettino on-line di Giovedì, 26 Ottobre 2006
CORDENONS La richiesta di Forza Italia e Lega Nord presentata in un ordine del giorno
Zone protette, «confini da ridurre»

Cordenons - Non sono ancora chiari i riflessi dell'introduzione delle Zone di protezione speciale che coinvolgeranno anche il territorio cordenonese, tuttavia i gruppi di minoranza di Forza Italia e Lega Nord hanno presentato un ordine del giorno con cui richiedere in Regione una riduzione dei confini delle Zps . "L'obiettivo - si legge nel documento - è quello di riconoscere e salvaguardare le attività agricole e produttive all'interno delle aree individuate, oltre a quelle residenziali, in modo da non rendere complicato il loro svolgimento". Individuata dalla Regione su disposizione europea per tutelare i territori di rilevanza ambientale, la Zps comprenderà un'area di circa 20 mila ettari distribuiti su dodici comuni, ciascuno con le proprie peculiarità. Tra le questioni da chiarire a Cordenons, come sottolineato dalle stesse forze di opposizione, c'è il mantenimento delle previsioni urbanistiche riferite al progetto della nuova discarica inserita nella Zps . Insieme a questa anche i riflessi che la normativa avrà su aree come la caserma, il Parareit, la pista da motocross e tutta una serie di terreni a uso pubblico. "Con la delibera del 28 luglio scorso si legge nell'ordine del giorno firmato dai capigruppo Dino De Anna (Fi) ed Eligio Grizzo (Lega) - la Regione ha preso atto dell'elaborato grafico di individuazione della Zona di protezione speciale dei magredi di Pordenone. Tuttavia tale individuazione comprende un'ampia superficie territoriale, di estensione addirittura maggiore a quella del precedente progetto del "parco dei gravotti", che in passato ha provocato proteste da parte della cittadinanza, con la nascita di formazioni politiche". Intanto oggi in commissione Urbanistica, e domani in quella di Agricoltura, l'assessore all'ambiente, Lanfranco Lincetto, discuterà della questione e si è detto disponibile a verificare la possibilità di inviare alla Regione un documento che individui le questioni critiche del territorio cordenonese.Stefania Del Zotto


da Il Gazzettino on-line di Giovedì, 26 Ottobre 2006
FEDERCACCIA
Diverse le nostre istanze sui vincoli posti dalla legge quadro

di Paolo Viezzi (*)

Attualmente in Regione Fvg non vige alcun divieto di caccia nelle aree interessate alla "Rete Natura 2000" ed anzi esiste un parere dell'Ufficio Legale della Regione, sollecitato da diverse istanze promosse dalla Federcaccia, che chiarisce come i vincoli posti dalla legge quadro sulle aree protette (394/91) non trovi applicazione in Friuli. L'attuale situazione, come conseguita dalla mancata conversione del decreto legge n.251/06, non ha che restituito il quadro normativo a quella stato, senz'altro confuso, in essere dal 1979 al luglio del 2006, periodo durate il quale tutti i cacciatori, hanno regolarmente svolto l'attività venatoria nelle ZPS senza incorrere in alcun tipo di problema. Se fosse vero quanto scritto ieri il "problema caccia" sarebbe, in realtà, solo l'ultimo di una serie infinita di problemi. La pedissequa applicazione in Friuli Venezia Giulia della legge quadro sulle Aree Protette n.394/91, infatti, significherebbe la fine del progetto "Corridoio 5" ovvero "l'alta velocità" e l'affossamento di qualsivoglia speranza di realizzare l'elettrodotto nei territori della Carnia. Sarebbero vietate su di una percentuale del 17\% del territorio regionale (ovvero quella individuata come ZPS e ZSC) l'esecuzione di nuove costruzioni, la trasformazione di quelle esistenti, qualsiasi mutazione nell'utilizzazione dei terreni che possa incidere sulla morfologia, sugli equilibri ecologici, idraulici ed idrogeotermici (art.6), la raccolta ed il danneggiamento delle specie vegetali, l'apertura e l'esercizio delle cave, miniere discariche, nonché l'asportazione dei minerali, la modificazione del regime delle acque, lo svolgimento delle attività pubblicitarie, il sorvolo di velivoli (art.11) ed infine il possibile vincolo alle attività agro-silvo-pastorali (art.15).
Ciò considerato, l'eventuale rischio di responsabilità penale, non incomberebbe solo sui cacciatori ma soprattutto, sugli amministratori locali, sugli imprenditori, sui pescatori, sugli allevatori, sugli agricoltori e su di un numero indefinito di semplici ed ignari cittadini compresi quelli, per fortuna pochi, che definendosi "ambientalisti istituzionali" troppo spesso concorrono ad alimentare uno strumentale allarmismo al solo miserrimo fine di penalizzare la caccia qualunque sia il costo da far pagare all'intera società.
(*)Presidente provincia Udine

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da Il Gazzettino on-line di Giovedì, 26 Ottobre 2006
Trieste «Non vi è alcun dubbio ...

Trieste - «Non vi è alcun dubbio sul fatto che nei Sic non valgano i divieti di cui parla la legge quadro sulle aree protette, in quanto ad oggi in regione nessuno dei siti è stato oggetto di istituzione quale Zone speciali di conservazione. Si badi anche che le Zone di protezione speciale, in merito alle quali esistono incertezze circa la possibilità di effettuare l'attività venatoria, rappresentano circa il 5 per cento del territorio regionale e non la spaventosa misura del 50 per cento di cui si parla in questi giorni». L'assessore regionale alla Caccia, Enzo Marsilio, interviene sulla questione sollevata dalle associazioni ambientaliste dopo la scadenza del decreto legge 251 dello scorso agosto, che aveva per scopo principale il superamento delle procedure d'infrazione promosse dalla Commissione europea, per incompleto e insufficiente recepimento ed errata attuazione di una direttiva europea. individuando delle misure di salvaguardia per le ZPS che, tra l'altro, avrebbero consentito, disciplinandola, l'attività venatoria in tali aree. La sua decadenza, ha nuovamente fatto emergere la situazione di conflittualità interpretativa di cui si parla in questi giorni, ma l'assessore sta già correndo ai ripari, consultando l'avvocatura della Regione. Dal consulto risulterebbe che la deliberazione del Comitato per le Aree Naturali Protette presenta un vizio procedurale, non essendo stata assunta d'intesa con le Regioni a Statuto speciale; non è rinvenibile una norma che espressamente affermi la diretta applicabilità dei divieti previsti dalla legge 394/1991 alle aree ZPS ; il divieto di caccia, inoltre, essendo norma penalmente sanzionata, deve essere soggetto ad un'interpretazione di stretta legalità, per il divieto di analogia cui è sottoposta la norma penale; anche nel caso si considerassero applicabili le misure di salvaguardia di cui alla legge 394/1991, si dovrebbe individuare il momento giuridico istitutivo delle ZPS le quali, pure se designate dalla Regione, non sono state oggetto di un provvedimento istitutivo regionale quali aree protette. «Le misure di conservazione sono oggetto di attuale studio da parte degli uffici regionali - precisa Marsilio - e dovranno trovare disciplina all'interno del ddl relativo al Sistema regionale delle aree naturali, in corso di avanzata predisposizione e di prossima approvazione da parte della Giunta. Con tale norma verrà assicurato l'adeguamento dell'ordinamento regionale alle normative comunitarie concernenti la conservazione degli habitat naturali e seminaturali, della flora e della fauna selvatiche ed inoltre saranno specificate le procedure per l'individuazione dei SIC e delle ZPS ». L'argomento sarà portato anche all'attenzione della giunta, nella seduta di domani. Ma le critiche ai ritardi non mancano. Da tempo i consiglieri regionali Luca Ciriani e Adriano Ritossa (An) avevano segnalato la necessità di correre per tempo ai ripari, prima del 18 ottobre giorno di scadenza del decreto legge. A ricordarlo, è anche il capogruppo di Cittadini per il presidente, Bruno Malattia «Al varo del decreto, l'assessore Marsilio espresse preoccupazione per la supposta limitazione dell'autonomia della Regione, annunciando un'accelerazione nella definizione della nuova disciplina - rileva ora Malattia - Un'impegno disatteso perché, ad oggi, nessun passo avanti è stato fatto e si è persa ancora una volta l'occasione almeno per recepire i contenuti della direttiva comunitaria e dare certezze al settore. La strategia attendista adottata nell'occasione è poco condivisibile e dà l'idea - errata - di una regione che non vuole o non sa decidere, che continua a rinviare il problema e che lascia nell'incertezza, per non dire allo sbando, gli ambienti a ciò interessati».E Italcaccia e Italpesca friulana giudicano «vergognoso e sconcertante l'assordante silenzio della Regione e dell'Assessore Marsilio e ricorda - si legge in una nota - che in pericolo è pure la pesca professionale avendo presente che tutta la laguna di Grado e di Marano Lagunare ricade in Zps ».

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da Il Messaggero Veneto del Mercoledì, 25 Ottobre 2006
Rivedere i confini dei Magredi

 

da Il Gazzettino di Mercoledì, 25 Ottobre 2006
Regione latitante, doppiette fuorilegge
In Friuli VG rischiano l'arresto i cacciatori che eserciteranno l'attività nei "siti di interesse comunitario"

Udine - La "Rete Natura 2000" ha intrappolato i cacciatori del Friuli Venezia Giulia. E oggi chi imbraccerà il fucile per una battuta di caccia in una delle tante zone classificate Sic (siti di interesse comunitario), Zps (zone a protezione speciale) e Zsc (zona speciale di conservazione), rischierà una denuncia penale che prevede l'arresto e un'ammenda. È l'epilogo di una serie di inadempienze della Regione che non ha, come prescritto dalle direttiva 92/43 dell'Unione Europea, predisposto i piani di gestione di queste aree, individuate dalla stessa Regione e considerate strategiche per la conservazione della biodiversità nel nostro continente. L'atto formale che ha determinato una situazione di virtuale divieto di caccia in queste zone classificate è la scadenza, il 18 ottobre scorso, del decreto legge 251/006 sulla fauna selvatica che sostituiva le precedenti misure di conservazione. Tutte le aree di "Rete Natura 2000" (Sic, Zps e Zsc, appunto) ricadono quindi nel regime della "Legge quadro sulle aree protette", la 394 del 1991, che prevede il divieto di "cattura, uccisione, danneggiamento, disturbo delle specie animali», oltre all'introduzione di specie estranee, animali e vegetali che possano alterare l'equilibrio naturale" e "l'introduzione, da parte di privati, di armi, esplosivi e qualsiasi mezzo distruttivo o di cattura se non autorizzati". E non vale nemmeno l'obiezione che queste aree non siano tabellate e delimitate visibilmente, dal momento che diverse sentenze della Corte Costituzionale si sono pronunciate sulla sussistenza del reato di caccia in zona protetta anche in mancanza delle tabelle perimetrali.
Riassumendo: nelle zone classificate di interesse comunitario la caccia è vietata. Queste zone riguardano tutta la laguna di Grado e Marano (e quindi anche la pesca è a rischio), il Carso triestino, parte del tarvisiano, della Carnia, delle Valli del Natisone, i magredi della Meduna e del Cellina e molti siti sparsi nella pianura. In pratica il meglio del territorio e le zone più appetibili per i cacciatori. La mancanza dei piani di gestione le equipara ad aree protette, come i parchi e le riserve regionali, munite quindi di tutte le limitazioni che riguardano agricoltura, infrastrutture e altre attività. Solo con l'attuazione di questi piani, che comunque a questo punto non possono prevedere misure di protezione inferiore a quelle dei parchi, si potrebbe tornare a cacciare. La stessa cosa vale per quanto riguarda le altre attività. L'Unione Europea è particolarmente sensibile alla tutela della biodiversità, che rappresenta uno dei temi strategici della programmazione dei fondi agricoli 2007-2013. E l'Italia, anche per il comportamento delle Regioni e alle molte deroghe concesse in materia, ha pendenti a Bruxelles una ventina di procedure d'infrazione tra i quali la più grave è la condanna della Corte di Giustizia europea per non aver rispettato l'obbligo di individuazione di sufficienti siti protetti come Zps . L'effetto di tutto questo potrebbe essere il blocco dell'erogazione dei fondi per lo sviluppo rurale e l'agricoltura per i prossimi sette anni, una cifra che si aggira sugli 8,3 miliardi di euro.
La scadenza del decreto e la mancata redazione dei piani di gestione delle Zps da parte delle Regioni, a cominciare dal Friuli Venezia Giulia, può portare a una serie di situazioni paradossali. Oltre al blocco della caccia, la perdita degli 8,3 miliardi di euro, l'Italia dovrà comunque sottostare agli obblighi comunitari di "Rete Natura 2000", ma senza alcun fondo europeo. Come dire il danno e la beffa.
Umberto Sarcinelli


Comunicati Agenzia Consiglio Notizie
Citt: Malattia, contro la caccia fai da te
25 Ottobre 2006, ore 15:10

(ACON) Trieste, 25 ott - COM/MPB - Il capogruppo dei Cittadini per il Presidente, Bruno Malattia, interviene con una nota sulla mancanza di regolamentazione della Zone a protezione speciale (ZPS).

"Punto e a capo. Il 18 ottobre è decaduto il decreto legge - più noto come decreto De Castro - col quale si metteva lo stop alla deregulation regionale sulla caccia nelle zone a protezione speciale (ZPS). Un decreto approvato nell'agosto scorso, reso necessario e urgente a seguito della procedura di infrazione aperta nei confronti dell'Italia da parte dell'Unione europea, che sospendeva le deroghe regionali su specie cacciabili e date del calendario venatorio nelle ZPS appunto e tanto più necessario per la nostra regione laddove mancava e manca, tuttora, una qualsiasi normativa in proposito". "Il decreto - precisa Malattia - dava tempo agli enti di mettersi in regola con Bruxelles: entro 90 giorni dalla sua entrata in vigore, infatti, le Regioni avrebbero potuto adeguare il proprio ordinamento in materia, abrogando o modificando leggi regionali e delibere, atti applicativi e calendari venatori nelle parti difformi dalle disposizioni". "Al varo del decreto, l'assessore Marsilio espresse preoccupazione per la supposta limitazione dell'autonomia del Friuli Venezia Giulia annunciando un'accelerazione nella definizione della nuova disciplina". "Un impegno disatteso perché, a oggi, nessun passo avanti è stato fatto e si è persa ancora una volta l'occasione almeno per recepire i contenuti della direttiva comunitaria - sottolinea il capogruppo dei Cittadini per il Presidente Bruno Malattia - e dare certezze al settore evitando che le ZPS, che nella nostra regione coprono importanti porzioni di territorio, restino ancora, dopo anni, senza un'adeguata regolamentazione e vengano equiparate ai parchi con tutti i vincoli - urbanistici, agricoli e venatori - che ciò comporta. Si tratta, indubbiamente, di una situazione tra il tragico e la burla che sta provocando un increscioso fai da te". "In assenza di ogni comunicazione ufficiale da parte della Regione sembra infatti che alcuni direttori di riserva chiudano alla caccia le aree ZPS che interessano il loro territorio e che altri, viceversa, affermino che finché la Regione non dice che la caccia è chiusa, questa rimanga aperta". "Non è stata felice, pertanto - conclude Malattia - la strategia attendista adottata nell'occasione, perché anziché dotare la Regione, entro i 90 giorni fissati dal decreto, di una normativa che regolamentasse finalmente le ZPS e le attività in esse consentite, si è preferito fermarsi alla contestazione della presunta lesione dell'autonomia regionale da parte del governo col solo risultato di perpetuare la situazione di non governo delle ZPS in Friuli Venezia Giulia. Un'inerzia poco condivisibile che dà l'idea - errata - di una Regione che non vuole o non sa decidere, che continua a rinviare il problema e che lascia nell'incertezza, per non dire allo sbando, gli ambienti a ciò interessati. D'obbligo ricordare, tra l'altro, che la mancata regolamentazione delle ZPS può comportare sanzioni pesanti come la perdita del sostegno europeo ai programmi di sviluppo rurale, fondamentali per le politiche agricole anche in Friuli Venezia Giulia e di questo dobbiamo tutti, responsabilmente, farci carico".


Comunicato Ufficio stampa LIPU - BirdLife Italia:
Parma, 12 ottobre 2006
LIPU: "ORA L'IMMEDIATA SOSPENSIONE DELLA CACCIA E ANALISI DELL'ACCADUTO. RETE NATURA 2000 E UNIONE EUROPEA NON POSSONO ATTENDERE OLTRE. LO STATO ITALIANO RIPRENDA IL SUO RUOLO"

"Le Zone di Protezione Speciale e i Siti di Importanza Comunitaria tornano ad essere aree protette a tutti gli effetti e dunque per esse valgono le misure previste dalla legge 394. Nessuna regola che sia meno incisiva di quelle, come ci dicono le ordinanze dei tribunali, può sostituirsi ad esse. Quindi, per cominciare, immediata sospensione della caccia in tutti i SIC e le ZPS e, laddove i piani faunistici e i calendari venatori non prevedano la tutela di queste aree, sospensione dell'intera attività venatoria. Governo e regioni diano precise indicazioni su questo punto che, ricordiamolo, implica aspetti penali". Queste le prime inevitabili richieste della LIPU all'indomani dell'incontro con il Ministro De Castro, svoltosi nella serata di mercoledì 11 ottobre, da cui è giunta conferma di quanto ormai evidente: il decreto su ZPS e caccia in deroga non sarà convertito in legge. "Prendiamo atto con rammarico del naufragio del decreto &endash; afferma Claudio Celada, Direttore Conservazione Natura LIPU&endash;BirdLife Italia - e intanto evidenziamo la sua prima, immediata conseguenza: i siti di Rete Natura 2000 vengono ricompresi nel contesto della Legge 394 del 1991, che li salvaguarderà fino alla previsione di quelle misure di conservazione che tuttavia non dovranno risultare meno stringenti di queste. Dunque, per fare un esempio, non basteranno misure regionali deboli, magari previste con semplice delibera e solo per raggirare il divieto assoluto di caccia. O le regole saranno serie, rigorose, adeguate o la loro valenza, come ci hanno detto TAR e Consiglio di Stato, sarà di fatto nulla. "Certo &endash; conclude Celada - il decreto 251 era un'occasione preziosa per dare alcune delle risposte necessarie alle ormai scottanti questioni della caccia in deroga e delle misure di conservazione per Rete Natura 2000, almeno nelle linee generali. Il suo fallimento non esime lo Stato, il Governo, il Parlamento dall'intervenire subito, perché la Rete Natura 2000 non può più attendere e così la procedura di infrazione dell'Unione europea". "C'è delusione per una grande occasione sprecata &endash; aggiunge Danilo Selvaggi, Responsabile Rapporti Istituzionali della LIPU - ma anche la sorpresa e persino l'incredulità per come si è inteso fiaccare le valenze del decreto, che già dalla Commissione Agricoltura della Camera era uscito debolissimo e che a fine percorso parlamentare sarebbe risultato irriconoscibile. L'incredulità sta anche nel fatto che il decreto mirava a riempire debolezze o vuoti legislativi, come quello su Rete Natura 2000, e a sanare la gravissima situazione italiana sulla caccia in deroga. Su quest'ultimo punto, neanche è valso il rischio concreto di una multa miliardaria da parte dell'Unione Europea che, a meno di un intervento in extremis del Governo, arriverà e graverà su agricoltori e cittadini italiani, chiamati a pagare il dolo di cacciatori e amministrazioni consenzienti. Ma il punto vero è che se non si risolve il deficit italiano sulle tematiche naturalistiche, che ad oggi appare molto serio, altre procedure e condanne si aggiungeranno e, soprattutto, altri danni irreparabili saranno arrecati al patrimonio naturale. La situazione è insomma grave: lo Stato ne riprenda il controllo ed eserciti realmente e a pieno quel ruolo di tutore della biodiversità che la Costituzione gli assegna. Ne va delle tasche dei cittadini e della salute dell'ambiente naturale".

 


Comunicato Ufficio stampa LIPU - BirdLife Italia: Via Trento 49, 43100 Parma
Tel. ++39.0521.273043 - Fax ++39.0521.273419
Parma, 18 marzo 2005

<<La nuova designazione di Zone di Protezione Speciale è deludente e non servirà a evitare le multe europee>>. La LIPU&endash;BirdLIfe Italia è critica verso la Regione Friuli Venezia Giulia, che nei giorni scorsi ha designato alcune aree di grande importanza per l'avifauna come ZPS (Zone di Protezione Speciale), come previsto dalla Direttiva comunitaria "Uccelli", ma lo ha fatto in modo incompleto e non sufficiente per evitare le multe dell'Unione europea. <<A tutt'oggi - afferma Ariel Brunner, Responsabile IBA e Rete Natura 2000 della LIPU-BirdLife Italia - sono ancora prive di protezione aree importanti per l'avifauna, dette IBA, come l'area dei Magredi di Pordenone e il cividalese. Ma anche la recente designazione di Carso e Alpi Carniche risulta effettuata "a macchia di leopardo", tralasciando zone di grande importanza per specie tutelate dalla direttiva comunitaria quali Gufo reale, Succiacapre e Tottavilla>>. <<Purtroppo questa designazione &endash; spiega Brunner &endash; lungi dall'attuare correttamente la direttiva chiudendo una volta per tutte la vicenda della designazione delle Zone di Protezione Speciale, non è nemmeno sufficiente a fermare le multe in arrivo dall'Unione europea>>. Positivo invece il commento della LIPU su quanto dichiarato dal consigliere regionale Uberto Drossi Fortuna rispetto alla necessità di proteggere la Baia di Sistiana, la splendida area costiera vicino a Trieste. <<Apprezziamo la volontà di garantire un'effettiva protezione e uno sviluppo ambientalmente compatibile della Baia di Sistiana - dichiara Brunner - così come sulla volontà di procedere su basi rigorosamente tecniche a un ulteriore designazione di zone di protezione speciale entro il mese di giugno. Siamo infatti ancora in tempo a fermare le multe della UE, ma serve un approccio serio e scientifico e non una designazione che ricalchi semplicemente i piani regolatori dei comuni e dunque tarata su interessi economici non ammessi dalla normativa comunitaria>> Infine la LIPU chiede che la Regione smetta di cercare affannosamente soluzioni di minima per evadere gli obblighi europei ed <<affronti invece finalmente il tema della Rete Natura 2000 come grande opportunità, non solo per la conservazione della natura &endash; conclude Brunner - ma anche per lo sviluppo di un'economia basata sul turismo naturalistico e sul rilancio delle produzioni agricole tradizionali>>.


Comunicato Ufficio stampa LIPU - BirdLife Italia
Parma, 18 gennaio 2005
"LE REGIONI DEVONO RISPETTARE LA DIRETTIVA UCCELLI"

Chiediamo alle Regioni italiane di adeguarsi immediatamente a quanto previsto dalla Direttiva "Uccelli", designando le Zone di Protezione Speciale nei propri territori di competenza. Se ciò non accadrà l'Italia corre gravi rischi di incappare in ingenti multe da parte dell'Unione Europea>&GT. Così Claudio Celada, Direttore Area Conservazione Natura LIPU-BirdLife Italia, commenta il parere motivato recapitato all'Italia dalla Commissione Europea sull'insufficiente designazione delle ZPS (Zone di protezione speciale), che segue dopo quasi due anni la condanna dell'Italia, per lo stesso motivo, da parte dei giudici della Corte di Giustizia europea. I ritardi e le mancanze delle Regioni italiane &endash; spiega Ariel Brunner, Responsabile IBA e Rete Natura 2000 della LIPU-BirdLife Italia &endash; stanno causando gravi danni a molte specie di uccelli minacciate. Ad esempio, in Sardegna, Gallina prataiola, Falco della regina e Gabbiano corso non sono per nulla tutelate. E per la negligenza di altre Regioni italiane continuano a essere seriamente minacciati il Gallo forcello, il Gallo cedrone, la pernice bianca, i picchi, il Re di quaglie, alcune specie di rapaci, come Lanario e Aquila reale, e le grandi concentrazioni di uccelli acquatici che svernano, ad esempio, nel Delta del Po e nella laguna veneta>&GT.
Poche Regioni quali Emilia-Romagna, Marche e Campania, hanno lavorato correttamente finora per individuare ai sensi della Direttiva europea le Zone di Protezione Speciale. Lombardia, Molise, Calabria, Sicilia e Sardegna - conclude Celada &endash; spiccano ancora tra le Regioni inadempienti. Ma anche Veneto e Val d'Aosta devono portare a conclusione il percorso di designazione intrapreso> GT.